Di Damiano Battiato
Sinner-Medvedev è diventata oramai una classica del tennis moderno, i loro incontri sono più capitoli dallo stesso titolo di una saga che oramai va avanti da più di 4 anni. La sostanza non cambia mai così come l’elevatissimo professionismo proposto dai due tennisti; quello che cambia in maniera quasi unidirezionale è l’andamento degli scontri diretti, nel senso che qualche annetto fa Sinner era ancora in uno stato di continua crescita e non propriamente tra i primissimi al mondo, dunque, complice anche un Medvedev forse in condizioni lievemente migliori di oggi, non ancora in grado di superare la sua bestia nera, almeno così è stato per 6 incontri consecutivi da quando i due si sono affrontati per la prima volta. La svolta decisiva avvenne a partire da quella volta in cui i due hanno incrociato i loro cammini in occasione della finale dell’ATP 500 di Pechino dell’anno scorso, e da quella prima storica vittoria è cominciato un monologo dell’italiano, coerentemente con i suoi costanti progressi tra i migliori al mondo e con l’aumentare dell’importanza in termini di punti e montepremi della competizione. Fra questi scontri ricordiamo in primis la semifinale di ATP finals di Torino dell’anno scorso, la finale dello slam di Melbourne del 28 gennaio e la finale del master 1000 di Miami in cui ottenne la rivincita rispetto all’edizione dell’anno scorso, dalla quale il russo dovrà attendere un anno, tre mesi e una settimana per tornare a vincere in occasione del Wimbledon di quest’anno.
Oggi (o ieri dipendentemente dall’interpretazione del fuso orario) i due entrano in campo alle 3:05 (9:05 pm locali) allo stadio Arthur Asche, gremito di tifosi già da prima in occasione della partita precedente tra Swiatek e Pegula che ha posticipato l’orario d’inizio.
La partita inizia con un Sinner intraprendente in proiezione propositiva che vuole subito mettere in chiaro le sue intenzioni ma, ancora non entrato pienamente in partita, è preda di un gioco poco fluido e macchinoso che lo costringe a qualche errore non forzato di troppo che regala il primo game al russo. Ma la strada è proprio quella, tant’è vero che, tralasciando un secondo game a servizio impeccabile del ventitreenne di San Candido, al terzo game ha ben ragione di imporsi: cinismo, precisione e ritrovata dimestichezza sono gli ingredienti per sbrogliare la matassa e portarsi in vantaggio sin da subito, a maggior ragione visto un Medvedev impreciso sia servizio (già al terzo doppio fallo in due game di servizio) che dopo pochi colpi diagonali, 2-1.
Gli scambi diventano più interessanti e prolungati già a partire dal prossimo game, in particolare uno di questi viene chiuso solamente per via di una smorzata imprecisa e francamente poco necessaria di Sinner di fronte un vigile Medvedev incollato sulla linea di bordocampo, diventa più un assist perfetto per apparecchiargli il punto. Di fronte una partita quasi perfetta dell’italiano, la smorzata sarà la sua soluzione meno incisiva quanto più controproducente che mi permette di scrivere quel “quasi”.
Da un lato Medvedev ha torto con il servizio, ragione con gli scambi prolungati, cosa che basta ma poco avanza per tenerlo incollato nel punteggio a Sinner, dall’altro lato Sinner rischia qualcosa regalando in più occasioni la possibilità del break al russo, prima con una volèe a tagliare tutto il campo avversario a cui questi arriva poggiandogli la palla sui piedi, da lì è difficile regolare il colpo e di conseguenza Medvedev non ha problemi a controllare la palla di ritorno, poi con un errato tentativo di uscire prima del necessario da uno scambio diagonale, poi ancora con un’altra smorzata non necessaria, ma nelle altre occasioni i passanti di Sinner sono troppo esplosivi per essere trattenuti da Medvedev sotto rete, 4-2.
Il 5-2 e il 6-2 vengono di conseguenza nel giro di poco tempo, prima per un Medvedev talmente rivedibile a servizio da rimanere a secco, poi per un suo probabile disagio col cemento statunitense che accelera ulteriormente i colpi già profondi di Sinner di fatto difficilmente controllabili, terreno di gioco che ben si adatta alle qualità di quest’ultimo (non a caso buona parte dei tornei che ha vinto quest’anno si svolgevano sul cemento così come le partite prima accennate vinte contro il suo diretto avversario).
Il preludio del secondo set è totalmente analogo a quello del primo, farebbe presagire un proseguimento identico, ma a secondo game arriva il primo momento di vera difficoltà per Sinner: quando si accentra sotto rete l’italiano non è tanto impreciso ma è poco incisivo, complici anche mezze lob del russo che lo costringono ad uno smash lento che di fatto si traduce in un appoggio facile e nella possibilità di passare con un passante tagliato anche a fronte di un Sinner in retromarcia che può fare poco, 0-2.
Da qui l’inerzia della partita cambia completamente, Medvedev aumenta i giri del motore e la situazione si capovolge: gli scambi prolungati li gestisce meglio il russo, così come le prime di servizio in percentuale maggiori rispetto a quelle di Sinner. Poche idee di gioco per l’italiano, ancora smorzate inefficaci per lui, a vincere in una gara di pazienza in buona parte delle circostanze del secondo set stavolta è Medvedev, 1-6 è un punteggio che deve far accendere un campanello d’allarme.
Il terzo set viene iniziato nel migliore dei modi da Sinner con una ritrovata consapevolezza dei propri mezzi, e di fronte le incertezze frequenti del russo non perdona, ma picchia come un fabbro colpo dopo colpo con una costanza produttiva. E’ solamente il preludio di un terzo set letteralmente dominato dall’italiano, totalmente speculare a quello precedente sia per quello che è stato proposto in campo sia in termini di punteggio, 6-1 raggiunto in poco tempo di fronte un Medvedev che prova tutte le soluzioni di gioco possibili e immaginabili, ma Sinner è onnipresente facendosi trovare sempre nel posto giusto al momento giusto, tant’è vero che i passanti vincenti del russo si contano sulle dita di una mano perché spesso costretto o a diagonali troppo diagonali per inquadrare il campo o a colpi troppo diretti verso Sinner e comodi per questi. Il tutto a riconferma di un incontro che non si sa mai come si svolgerà partita dopo partita da un’inerzia che volge in maniera altalenante come delle montagne russe, e Medvedev è una di queste, ma difficilmente sormontabile.
E’ la sintesi dell’incontro ma soprattutto di questo ultimo set, Sinner gioca sulla linea di fondo campo, Medvedev scambia da qualche metro più indietro per ricevere i colpi profondi dell’avversario, cosa che porta ad un esito variabile: qualche volta è il russo ad orientare a suo piacimento il gioco e far fare il tergicristalli a Sinner, sia per fargli spendere tante energie sia per apparecchiarsi uno spiraglio che cresce in maniera direttamente proporzionale al numero dei colpi dello scambio, qualche altra volta è Sinner che riesce a guadagnare campo con lo scopo o di inchiodare sul posto un Medvedev troppo statico sia in generale che soprattutto rispetto a lui o di orientarlo in posizione defilata per costringerlo ad un impegnativo colpo di prestigio per superare Sinner sotto rete che spesso non riesce.
Siamo al quarto game sull’1-2, ripresa di gioco in cui un po’ di fortuna per l’italiano non guasta mai, in particolare quella di toccare il nastro trasformando una palla tagliata e profonda in una palla morbida e delicata sotto rete che tocca la linea laterale a cui Medvedev arriva ma non potendo fare di più rispetto che poggiarla nel campo avversario, di fatto permettendo a Sinner di eseguire un lob da manuale e da tanti applausi; il resto del game lo fanno i suoi servizi efficaci ritrovati così come una continuità a servizio che gli mancava già da qualche game.
Bisogna soffrire ancora per molto, e ancora di più contro l’arma migliore di Medvedev: uno stile di gioco passivo-aggressivo che induce all’errore non forzato Sinner laddove si dimostra essere poco paziente, all’errore forzato laddove le smorzate del russo sono perfette o si apparecchia situazioni comode, una delle quali clamorosamente non sfruttata, tra l’altro quella che gli avrebbe potuto far vincere la palla break del 2-4 e permettergli con buone probabilità di prolungare l’incontro fino al set conclusivo.
Così sul 3-3 è Sinner invece ad approfittarne una volta portatosi sul 40-0, il terzo tentativo è quello buono per portarsi per la prima volta in vantaggio in questo set grazie al suo schema metodico e arguto, e la prima palla lenta a mezza altezza che gli arriva è la prima ad essere rispedita al mittente con una velocità a dir poco spiazzante.
Poco altro da segnalare se non un Medvedev sconsolato che sembra pretendere troppo da lui preso dalla frustrazione di come si è evoluto quel momento cruciale. Inutile è rivolgersi alla panchina del suo staff come per chiedere spiegazioni riguardo i suoi numerosi errori non forzati, e altrettanto inutile è il suo gioco pretenzioso se non allungare il set sventando la sua prima palla della vittoria fino all’ultimo game in cui Sinner serve per l’incontro. Se da un lato Sinner non riesce a servire bene, dall’altro rimane impassibile di fronte al risultato non lasciandosi trasportare dalla fretta di chiudere immediatamente l’incontro: il suo cinismo è sufficientemente efficace per aggiudicarsi l’incontro con gli ultimi quattro scambi.
Il riassunto dell’incontro è dunque la vittoria di Sinner per 6-2, 1-6, 6-1, 6-4, ancora una volta un risultato storico avente tante positive conseguenze: l’approdo in semifinale contro il britannico Jack Draper che ha battuto nei quarti di finale paralleli a sorpresa il numero 10 al mondo, l’australiano Alex De Minaur, l’aggiudicarsi il 13° incontro contro lo storico rivale russo standogli col fiato sul collo negli scontri diretti (6-7 per Daniil Medvedev), il consolidamento del primo posto nel ranking mondiale ATP conquistato quel 4 di giugno che sembra tanto vicino, allontanandosi ulteriormente da Zverev, Alcaraz, Djokovic, per l’appunto Medvedev e il resto della compagnia, poco cantante visto che nessuno dei menzionati può cantare vittoria (basti pensare che ora come ora Sinner è a quota 9980 e con la vittoria del torneo potrebbe allungarla a 11180 punti, Zverev invece è secondo a quota 7075, e Medvedev avrebbe potuto appaiare quest’ultimo solamente vincendo il torneo), ma soprattutto proseguire il coronamento di un sogno che nel corso della storia del tennis nessun italiano ha mai portato a termine, la vittoria dello US Open; la semifinale raggiunta è finora il risultato migliore per Sinner nella storia della competizione ma, per quello a cui ci ha abituato, non lo accontenterà fino a quando i giochi non si finiranno per lui.