Veterano Jannik

Sinner si sbarazza di Gerasimov in poco più di un’ora (6-3, 6-2) e conquista gli ottavi di finale contro Bautista Agut.

Per trovare un po’ di sofferenza dobbiamo attendere il quinto game del secondo set, quando Jannik concede due palle break consecutive (15/40). La prima la annulla con una palla corta seguita da un’ottima copertura a rete, la seconda con un rovescio lungolinea che accarezza la linea laterale con la dolcezza di un colpo voluto, pensato e realizzato dalla mente di un campione (su questo rovescio mi blocco, ammaliato dal senso di oggettiva onnipotenza lo accompagna). Di palla break ne arriva un’altra ai vantaggi e questa volta si scambia fino all’errore di Gerasimov ma nemmeno qui la riga rimane pulita. Poi Jannik chiude il game con l’ace, come deve fare uno che è appena arrivato in top venti ma intende restarci a lungo. Siamo 4-1 e la partita è ormai in ghiaccio, tanto che possiamo riavvolgere il nastro mentre il nostro diciannovenne sale in cattedra definitivamente.

Prima di questo sussulto isolato, che ha il solo effetto di amplificare lo strapotere del nativo di San Candido, si è vista una parvenza di equilibrio solo sul servizio del bielorusso, mentre Sinner è stato lontano, inattaccabile. Il primo set si è chiuso con un 6-3 abbondante mentre il secondo finisce 6-2 con un mesto doppio fallo, ma la sua vera storia è limitata al game sopra descritto.

Non che Gerasimov fosse il principale indiziato per mettere in difficoltà Sinner sulla terra (è pur sempre un giocatore navigato che l’anno scorso si è giocato una finale 250, ma ben più efficace sul cemento), però in un percorso di maturazione gli incidenti sono dietro l’angolo e non bisogna dare nulla per scontato, come insegna la sconfitta di Montpellier con Bedene. Insomma questa sera non potevamo chiedere di meglio che il cinismo, la dolcissima prevedibilità di un monologo sinneriano gestito con tutta la saggezza di un attore consumato che percepisce e controlla ogni vibrazione della platea. E non ci lamenteremo, non ci annoieremo perché per soffrire c’è sempre tempo. Per esempio dopodomani di fronte all’ispanico Bautista Agut, che non sarà proprio un terraiolo doc ma è temibile ovunque, oltre ad aver ingaggiato con il nostro beniamino una minirivalità niente male negli ultimi tempi.

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