Nel tennis si parla spesso di giocatori che ottengono risultati clamorosi in giovane età, e com’è normale che sia, i riflettori vengono esclusivamente puntati su di loro. Negli ultimi anni abbiamo visto come anche i più “anziani” possano ritagliare la loro fetta di spazio nel circuito: Federer, López, Karlovic sono solo alcuni degli esempi più noti.
Chi, invece, viene citato poche volte, è Victor Estrella Burgos. Il suo tennis non è dei più appariscenti, le lacune tecniche sono tante, ma ciò che non manca è la grinta e la forza di volontà. In molti lo ricorderanno per le sue fantastiche vittorie a Quito, il torneo che ha vinto per tre edizioni di fila.
Oggi è sempre più frequente vedere giocatori seguiti da un team specializzato sin dai tornei juniores, con l’obiettivo di far esplodere il prima possibile il tennista in questione. C’è chi, invece, non si è mai prefissato quest’obiettivo, sia per disponibilità economica che per una carenza di fiducia nei propri mezzi. È questo quello che è successo ad Estrella Burgos: per anni non ha preso in considerazione l’idea di diventare un giocatore professionista, ha preferito diventarr un istruttore giocando comunque la Coppa Davis. Solo nel 2006, all’età di 26 anni, ha deciso di provarci seriamente, grazie al consiglio del suo coach. Oggi sarebbe quasi impensabile per un ventiseienne con le caratteristiche fisiche di Estrella Burgos cercare di sfondare nel circuito ATP, eppure i risultati sono arrivati.
A distanza di tredici anni dal 2006, Victor può vantare un best ranking al numero 43, tre titoli ATP 250 e 25 torneo tra challenger e futures.
In questi anni, però, non sempre le cose sono andate bene. Nel 2012 un infortunio al gomito ha messo a serio rischio la carriera di un Estrella Burgos già trentaduenne e ancora lontano dai picchi che avrebbe raggiunto alcune stagioni dopo. Sette mesi di stop, un mancato intervento al gomito che avrebbe potuto rallentare ancora di più il recupero e poi finalmente una luce in fondo al tunnel. Negli Stati Uniti ha trovato una equipe medica capace di risolvere il suo problema con delle infiltrazioni di gel lubrificante per stimolare la crescita della cartilagine del gomito. Il tutto si è svolto sotto gli occhi della Federazione Dominicana, che non ha mai sostenuto in alcun modo Estrella.
Dopo tanti sacrifici, la carriera di Victor è rinata al compimento dei trentatré anni, nel 2013. Quei duri mesi di lavoro per tornare in forma sono serviti, perché appena due anni dopo sarebbe arrivato il primo dei tre titoli a Quito, dove battè in finale Feliciano Lopez. La favola di Estrella Burgos si sarebbe poi ripetuta nel 2016 e nel 2017, superando rispettivamente Thomaz Bellicci e il nostro Paolo Lorenzi. La terra veloce è la sua superficie preferita, e l’altura di Quito ha fatto sì che le sue lacune fossero meno evidenti. Alto 173 centimetri, non ha mai potuto fare del servizio un’arma vincente, ma il vero punto debole è sempre stato il rovescio, giocato quasi sempre in slice e decisamente troppo attaccabile dagli avversari.
Nelle ultime due stagioni i risultati di rilievo sono stati sempre meno. Quest’anno ha giocato solamente sei tornei e non ha mai ottenuto una vittoria, causando un conseguente crollo nel ranking oltre la seicentesima posizione.
Dopo la quinta partecipazione ai Giochi Panamericani, Estrella ha deciso di rendere nota la decisione sul suo futuro tramite un post su Instagram. Il Challenger di Santo Domingo a ottobre sarà il suo ultimo torneo ufficiale, dopodiché abbandonerà il circuito definitivamente, all’età di 39 anni.