Barty-Brady, una coppia da Slam?

Primo titolo per la nuova coppia del circuito WTA formata da Asheligh Barty e Jennifer Brady, regine sulla terra rossa indoor di Stoccarda. Possono avere un futuro nel circuito o è stato solo un trionfo occasionale? Luciano de Gregorio

Una coppia da sogno, formata da due tenniste che in questo momento nel singolare si trovano in lotta per le prime posizioni. La tennista australiana guida il ranking da ben 85 settimane consecutive, mentre l’americana dopo la finale degli ultimi AO occupa la posizione numero 14. Se si va a vedere la race Barty si conferma al primo posto, mentre Brady sale fino al quarto, frutto di un lavoro incredibile fatto nelle ultime stagioni.

Per quanto riguarda il doppio la tennista nativa di Ipswich vanta già un successo a livello Slam oltre a 5 finali, 3 delle quali risalenti al 2013, quando stupì tutti a soli 18 anni in coppia con la connazionale Casey Dellacqua. Il titolo però è arrivato nel 2018, quando insieme all’americana Coco Vandeweghe riuscì ad avere la meglio su Babos e Mladenovic sul cemento di Flushing Meadows. Jen invece non aveva ancora alcun titolo nel suo palmares prima della vittoria di Stoccarda, ma difficilmente sarà l’ultimo.

Hanno esordito come coppia all’inizio del 2021, raggiungendo i quarti allo Yarra Valley Classic, uno dei tornei disputati in preparazione degli Australian Open, dove si sono ritirate prima di scendere in campo al secondo turno. Successivamente non hanno giocato alcun torneo fino a quello conquistato in Germania.

Le due tenniste hanno tipi di gioco diversi ma che si completano benissimo. Barty, alta 166 cm, basa il suo gioco sulle variazioni e su un repertorio molto ampio a livello sia tattico che tecnico. Nonostante l’altezza infatti, l’australiana può contare su un servizio incisivo e di grande varietà: kick, slice, al corpo, Ash è capace di non far avere mai due palle uguali di seguito. Il dritto rimane però il punto di forza della tennista oceanica, colpo che ricorda quello della connazionale Stosur per la quantità di spin e che risulta pesante e difficile da gestire. Dal lato del rovescio alterna back e rovescio bimane e grazie ad un’ottima mano gioca bene anche a rete.

Jennifer Brady vanta ottimi colpi, senza avere però la varietà della compagna. È una tennista improntata all’attacco, caratteristica che le fa prediligere il cemento come superficie preferita. Anche lei può contare su un grande servizio, aiutato anche dai suoi 178 cm, e sfrutta spesso il kick per aprirsi il campo. Il dritto le permette di muovere la palla e le porta molti punti, soprattutto quando lo gioca a sventaglio.

Esattamente come per Barty, dalla parte del rovescio è più attaccabile e fallosa, ma è in grado di non arretrare e cambiare in lungolinea togliendo tempo alle avversarie. Oltre ad un puro aspetto di chimica, fondamentale in doppio, c’è da dire che il perfetto equilibrio messo in campo a Stoccarda è frutto della grande visione del campo di entrambe, sempre sensazionali nelle discese a rete e nel creare lo spazio per andare a vincente. A questo si aggiunge, come detto in precedenza, un grande punto di forza nel servizio, vero protagonista delle loro partite insieme.

Il loro rendimento futuro sarà dovuto anche alle loro decisioni, infatti essendo entrambe ai vertici del singolare ed essendo entrambe ancora giovani potrebbero non puntare assiduamente sul doppio. Qualora dovessero però decidere di dedicarsi seriamente anche a questa disciplina, avrebbero tutte le carte in regola per dire la loro su qualsiasi superficie, a partire già dalla terra del Roland Garros.

Luciano de Gregorio

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