La giovane elvetica, di origini slovacche, Belinda Bencic, ha vissuto una settimana da sogno. Ha vinto il suo secondo titolo in carriera, il primo Premier (precisamente Premier 5), ma soprattutto ha battuto nell’ordine: Génie Bouchard, Caroline Wozniacki, Sabine Lisicki, Ana Ivanovic, la n. 1 del mondo Serena Williams e la n. 3 delle classifiche Simona Halep, ritiratasi sotto 0-3 nel terzo a causa della troppa stanchezza. Sei giocatrici comprese nelle prime 25, di cui ben quattro top 6. Il tutto, a soli 18 anni e 5 mesi, con un nuovo best-ranking alla 12esima posizione mondiale a breve distanza dalla top-ten.
Quello di Belinda è un risultato incredibile, che la proietta come possibile dominatrice degli anni a venire. Certo, come spesso accade in queste ‘esplosioni’ così precoci, il futuro potrebbe essere anche molto diverso da come ce lo aspettavamo. Belinda è giovanissima (l’età dei grandi risultati si è decisamente allungata rispetto a un ventennio fa), ha moltissimo tempo per migliorare tecnicamente e mentalmente, ma riuscirà a reggere la pressione?
Abbiamo assistito tante volte, forse troppe, a tanti giovani talenti che raggiungono vette in poco tempo per poi tornare giù, sempre più giù, a volte fino al dimenticatoio. Un nome fra tante che mi viene da citare è quello di Tamira Paszek, ma anche quello di Anastasia Pavlyuchenkova o di Yanina Wickmayer, per non parlare di quello molto più attuale di Eugénie Bouchard, finalista a Wimbledon 2014, che ormai sembra aver perduto la bussola.
In un anno in cui il tennis femminile sembra aver raggiunto uno dei livelli più bassi della storia, soprattutto a causa della mancanza di costanza della maggior parte delle giocatrici (eccetto Serena Williams), forse Belinda è riuscita ad infilarsi in maniera molto intelligente e quindi ad agguantare questo risultato importante. Il vero test, quindi, anche per lei, è quello della costanza.
In una stagione dove la Kvitova e la Ivanovic giocano bene un torneo su 8, la Wozniacki lamenta infortuni, la Halep non vinceva una partita da 3 mesi (prima della finale qui in Canada), la Sharapova si ritira e giocatrici come Muguruza e Safarova raggiungono le prime finali in carriera negli Slam, quello attuale sembra proprio il miglior terreno per la giovane elvetica di fare il salto di qualità e issarsi alle primissime posizioni della classifica. Ma ci riuscirà? Riuscirà a scrollarsi di dosso l’ombra di Martina Hingis, a cui tanti la paragonano, e a farsi un suo nome?
Alcuni segnali fanno presagire un sì, ma altri decisamente un no, ad esempio contro Serena stava per cadere nella solita storia del recupero in extremis dell’americana, contro la Halep ha servito per il match nel secondo set, ma ha dovuto aspettare il ritiro dell’avversaria per vincere la partita al terzo; inoltre la Bencic appare troppo emotiva e inconsistente quando tutto non gira come vorrebbe lei, si innervosisce subito e i colpi non vanno più come vorrebbe. Le manca anche il cosiddetto colpo killer, ha tanta solidità (quando è serena), ma basterà?
Non ci resta che aspettare, il primo grande test è il torneo Premier Five di Cincinnati e successivamente la difesa dei quarti di finale agli Us Open (tra l’altro lo scorso anno perse contro Shuai Peng, in un match molto deludente). Nel frattempo, buona fortuna, Belinda.