L’ex mentore di Maria Sharapova, Robert Lansdorp, è intervenuto, in un’intervista, per difendere la superstar siberiana che dopo le accuse di doping è sotto l’occhio del mirino. Dure sono state le sue critiche alla Wada, a suo parere, complice di una caccia alle streghe ricca di punti interrogativi.
Robert Lansdorp, storico coach dell’ancora teenager Sharapova, accreditato come colui che ha trasformato la bambina prodigio in una campionessa della disciplina, si è detto ‘sorpreso’ della notizia secondo la quale Maria è risultata positiva ad una sostanza ritenuta illegale.
E insiste sul fatto che la sua ex pupilla non avrebbe mai consapevolmente ‘barato’, ma possa essere tutt’al più vittima di una mancata ed errata comunicazione da parte degli organi competenti e del suo staff.
Parlando in esclusiva ai microfoni del Daily Mail Online, dalla sua casa in California, Lansdorp ha detto: “Penso che sia una caccia alle streghe per dire la verità… dalla WADA mi aspetto ricerche più minuziose ed una vera lotta al doping. Io non conosco i dettagli, ma non l’ha fatto apposta. È impossibile.”
“Non c’è motivo per cui lei avrebbe dovuto imbrogliare, soprattutto se si pensa agli ultimi risultati. In nessun modo avrebbe potuto prendere la droga sapendo che fosse illegale, in particolare Maria con un’immagine così esposta, non avrebbe mai corso il rischio di essere beccata. E’ da pivelli.”
Maria Sharapova, 28 anni, è stata costretta, la settimana scorsa, ad ammettere che era risultata positiva ad una sostanza vietata, che ovviamente è entrata nella lista dell’antidoping da Gennaio, in concomitanza con l’Australian Open.
L’atleta con il più alto guadagno in un qualsiasi sport femminile ha detto che era stata trovata positiva precisamente al Meldonium, sostanza per la quale numerosi sportivi russi sono stati fermati, e che fino all’anno scorso risultava essere in vendita soprattutto nei paesi dell’Est.
La Federazione Internazionale di Tennis ha detto la stella russa sarà provvisoriamente sospesa dal tennis, fino ad un massimo di quattro anni, salvo riduzioni della pena.
Alla conferenza stampa di Los Angeles, nella quale molti pensavano che la russa potesse annunciare il suo ritiro dopo una serie di infortuni, Sharapova ha aggiunto: “mi prendo la responsabilità per l’errore commesso e sono pronta a qualsiasi decisione.”
Lansdorp, ormai 77enne, ha ammesso di essersi molto rattristito nel vedere la sua allieva messa a nudo di fronte a milioni di spettatori, vittima di gelosie e rancori. Ha detto: “Ho pensato, per quanto fosse giù di morale, che non fosse Maria. Maria era sempre una persona felice, sai e vederla così depressa, mi ha fatto sentire male.”
L’allenatore dice che non riesce a capire il motivo per cui il corpo anti-doping non abbia chiamato la squadra di Sharapova direttamente per informarli del cambiamento delle regole.
Egli ha detto: ‘Voglio dire, se è così importante perché non hanno chiamato Max [Eisenbud] il suo agente per dire: “Ehi Max abbiamo intenzione di cambiare questa regola”. Perché inviare una mail a una ragazza che ottiene migliaia e migliaia di e-mail ogni giorno?”
La negligenza da parte di Maria c’è stata, è ovvio, ma preso atto del fatto che potesse essere fatta in buona fede, perchè non avvisare piuttosto che renderla preda di un sistema così crudele? Cosa ne sarà ora della sua immagine, a prescindere dall’esito della sentenza?
Lansdorp, che ha allenato Sharapova dai 10 anni ai 18 ed era nella sua squadra quando ha vinto Wimbledon nel 2004, a 17 anni, dice che non è mai stato consapevole del fatto che la Sharapova stesse prendendo tale farmaco per migliorare le sue prestazioni. Ha detto che due mesi fa è stato a cena con il padre Yuri Sharapov, ed il tema della droga non è mai emerso nelle loro conversazioni. “Non ho mai saputo che ha avuto problemi di cuore, o una tendenza al diabete ereditario”, ha detto.
Quando Lansdorp ha iniziato ad allenare Maria Sharapova, la russa era ancora una pargoletta, una ragazza giovane, ingenua e spensierata, lontana dall’arcigna figura attuale.
I suoi genitori, che vivevano in Florida, hanno voluto che la loro figlia venisse allenata dai migliori coach e con Lansdorp avevano già costruito una solida collaborazione per portarla al successo, dopo che egli stesso aveva già collaborato con campionesse del calibro di Lindsay Davenport e Tracy Austin.
“Ho ricevuto una telefonata da IMG (Florida Tennis Academy) e mi hanno detto che avevano una bambina lì, con il padre che insistentemente chiedeva se potesse essere supervisionata. Così accettai e gli diedi il mio recapito.”
Lansdorp, che ha anche allenato il 14 volte vincitore di Slam Pete Sampras, ha ricevuto lo “USTA Lifetime Achievement Award” nel 2005, ammettendo altresì da subito che quando vide la russa giocare e picchiare così forte, ne rimase impressionato come mai prima di allora.
Tuttavia le trovò una pecca. Yuri chiese, “cosa ne pensi di mia figlia?” e invece di dire, “Oh mio Dio, tua figlia è incredibile”, gli ho risposto “lei è veramente brava, ma il suo dritto fa schifo”.
Il padre della Sharapova, Yuri non era scoraggiato e continuò a farla allenare con Lansdorp giorno e notte, 4 ore di estenuanti allenamenti tennistici e fisici. All’epoca lui allenava anche la Davenport che aveva appena vinto a Flushing Meadows e ricorda ancora le parole del padre di Masha: “Ecco come mia figlia deve colpire la palla (riferito a Lindsey)”.
L’allenatore veterano ricorda di avere avuto un rapporto molto stretto con la giovane russa, a tal punto che era diventato integrante parte della sua famiglia.
Un Natale, la Sharapova era a Los Angeles con la madre e il padre, i suoi genitori dovevano tornare in Russia, ed hanno lasciato lei piccolissima negli States. “Viveva in un appartamento, e per lei quello non fu un bel Natale”, ricorda Lansdorp.
“Così mia moglie, ed io, le comperammo sia un albero di Natale sia ornamenti e regali, per far sì che lei si sentisse a casa nonostante la lontananza dalla famiglia che per una bambina è dura. Ho avuto un rapporto più stretto con lei che con altri giocatori.”
Per questo motivo Lansdorp, un dilettante di successo di origine olandese, che ha iniziato ad allenare nel 1967, è ancora turbato dalla querelle che orbita su quella che è stata non solo un’icona indiscussa del tennis moderno, ma quasi una figlia per lui. Vederla lì inerme, fredda, e fragile, con gli sponsor che l’hanno abbandonata, è stato un duro colpo.
L’ex numero uno mondiale Chris Evert ha affermato che nessuno ha difeso Sharapova proprio per il fatto che lei non abbia amiche vere nel circuito. “E’ difficile dire perché Maria Sharapova si sia sempre isolata dal resto del mondo del tennis, dai giocatori. Non ha un sacco di amicizie del tour”, ha detto alla ESPN.
E sui commenti dispettosi di Chris Evert, ha detto: “Parla la donna ghiaccio? Penso che sia normale ed anche troppo facile darle contro, ma non è giusto. Tutti salgono sul carro dei vincitori quando fa comodo, al contrario scendono nei momenti di difficoltà. Come a dire, “non abbiamo più bisogno di lei, arrivederci”.
Lansdorp ritiene che gli attacchi personali siano dettati principalmente dalla gelosia. “Penso che le donne che hanno criticato la Sharapova non siano che felici di questa faccenda. Sono molto competitive, lottano e combattono, ma sono gelose dell’estremo successo di Maria, fuori e dentro il campo.”
“Io dico sempre che la gelosia ed il denaro sono la radice di tutti i mali.”
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Parole sante ❤️ forza Mashaaaa