Settimana scorsa (causa priorità Slam) non abbiamo potuto celebrarla a dovere, questoggi però non possiamo e non vogliamo più rimandare, troviamo doveroso dedicare alla nostra Roberta Vinci, regina di doppio per la 101esima settimana, l attenzione che decisamente merita.
Il silenzio al riguardo di addetti ai lavori, giornalisti ed esperti a nostro modesto avviso è a dir poco assordante, la domanda che in alcuni casi ci poniamo è: se queste atlete avessero una nazionalità diversa come sarebbero trattate nei relativi Paesi? Secondo noi, in maniera molto diversa, se non ne siete convinti, vi basti pensare allindiana Sania Mirza che in carriera ha vinto decisamente molto meno delle nostre ragazze e che addirittura in occasione della visita di Obama in India, è stata invitata alla cena in onore del presidente, come celebrità locale. Ma noi siamo in Italia e qui le cose vanno in maniera molto diversa, si sa, se non cè di mezzo un pallone, una porta e una squadra di calcio, per essere notati le imprese non bastano, tocca attrezzarsi per i miracoli.
Detto questo, bando alle ciance e veniamo alla (per fortuna) nostra Robertina Vinci, che grazie a questo risultato diventa la settima giocatrice nella storia di questa disciplina a superare la 100esima settimana in vetta alla classifica mondiale, meglio di lei hanno fatto solo celebrità del calibro di: Martina Navratilova (237 settimane); Liezel Huber ( 199 settimane); Cara Black ( 163 settimane); Lisa Raymond (137 settimane); Natasha Zvereva (124 settimane) e Arantxa Sanchez-Vicario (111 settimane).
Roberta Vinci nata a Taranto il 18 febbraio 1983, si è avvicinata a questo sport alletà di 6 anni per volere di papà Angelo, sin da giovanissima sono in molti ad accorgersi del suo talento tanto che a soli 13 anni si trasferisce a Roma ed inizia a frequentare la Scuola della Federazione Italiana Tennis. La tarantina ad oggi è rimasta ainoi una delle poche fautrice di un tennis tanto bello quanto raro e a tratti utopico, in passato ci è già capitato di dirlo ma in questo caso non possiamo proprio fare a meno di ripeterci, vederla giocare equivale a vedere unartista creare unopera darte.
Vedendola alternare rovesci in back da manuale del tennis a sapientissime volée di diritto (che siano alte, basse o demi-volée poco cambia, il risultato è sempre lo stesso poesia per lo sguardo), non si può fare a meno di pensare alle pennellate di Leonardo Da Vinci, tanto leggere allapparenza quanto corpose ed intense nel risultato finale.
Grazie soprattutto ad un tocco e ad una sensibilità sotto rete a dir poco unica, agli inizi della sua carriera la Vinci è stata erroneamente vista solo come una buona doppista, negli anni però grazie anche al supporto di coach Francesco Cinà, ha poi ampiamente dimostrato che oltre alla superba doppista cè anche altro.
In questo caso, vista la ricorrenza, abbiamo però deciso di concentrarci soprattutto sulla Roberta Vinci doppista, quella che in Fed Cup è attualmente imbattuta con ben 18 partite vinte consecutivamente, che in carriera è riuscita a conquistare ben 25 titoli wta, nonché tutte le prove del Grande Slam riuscendo così a completare in coppia con l’altra stellina italiana Sara Errani il Carrer Grande Slam, roba e numeri questi da vera e propria fuoriclasse.
Tra i vari nomi di coloro che negli anni hanno notato il suo talento, non possiamo non citare una celebrità del calibro di Martina Navratilova, che da vecchia volpe di questo sport un giorno le telefonò per chiederle di giocare insieme. La Vinci a proposito di questa telefonata ha poi raccontato di aver pensato ad uno scherzo e di aver messo giù il telefono, non contenta però la Navratilova prontamente richiamò, a quel punto Roberta capì che non si trattava di uno scherzo, ma comunque declinò linvito per rispetto alla sua partner di allora la francese Sandrine Testud.
In chiusura abbiamo poco altro da aggiungere se non: altri cento e più di questi giorni campionessa, esempio vivente dellItalia che ci piace, quella che vince e convince, senza eccedere in atteggiamenti divistici ma che piuttosto fa dell eleganza, delleducazione e del lavoro sodo il proprio fiore allocchiello.