E alla fine il quarto 61 60, dopo quello subito da Serena Williams e inflitto da Victoria Azarenka e Maria Sakkari ai danni delle loro avversarie, si rivela quello giusto. Chiude così la rumena Mihaela Buzarnescu, trentenne di Bucarest, la sua proficua settimana californiana, che senza dubbio rappresenta un successo per lei, un po’ meno per gli organizzatori del torneo e il pubblico accorso ad assistere agli incontri. Non c’è stata partita, invece, per la finalista Maria Sakkari, ateniese e figlia d’arte, apparsa da subito nervosa e contratta e che, nell’economia della gara, è riuscita ad incamerare un solo game.
In California si è avvertito un gran caldo nei giorni scorsi, ma non possiamo pensare che questa sia l’unica ragione per la quale Madison Keys e Garbiñe Muguruza hanno preferito dare forfait appena prima di varcare la soglia del rettangolo di gioco, oppure Serena Williams abbia sfornato una prestazione pressoché imbarazzante contro Johanna Konta, la quale successivamente ha preso una mezza stesa dalla belga Elise Mertens. Per non parlare dell’amatissima Venus Williams, autrice di una prova davvero convincente contro Heather Watson, che in seguito si è arresa proprio alla finalista ellenica trovandosi a corto di energie fisiche e mentali, il tutto condito dalla delusione Azarenka che, partita a singhiozzo con l’ucraina Bondarenko, ha ridimensionato in un amen la russa Blinkova (illudendo il mondo su un suo possibile exploit), ma al turno successivo ha dovuto gettare la spugna contro Danielle Collins, a causa dei pesanti dolori alla schiena che l’hanno praticamente resa immobile nel secondo set. Insomma non il torneo che esattamente ci si aspettava, dato il primigenio e blasonato parterre di presenze che in principio contava anche Maria Sharapova, nel quale alla fine non ha prevalso né una campionessa navigata, né una giovane next-gen, ma una giocatrice di 30 anni che sta conoscendo il miglior periodo della carriera: ottavi di finale al Roland Garros, semifinale a Strasburgo, finale a Hobart e Praga persa da una certa Petra Kvitova e ora il primo titolo in carriera, l’ingresso nella top-20 e la resurrezione dopo un 2017 disastroso, intriso di acciacchi fisici, nel quale era precipitata alla quattrocentesima posizione del ranking WTA, a testimonianza del fatto che, prima o poi, il momento di gloria nel Tennis arriva per tutti.
LA FINALE: raccontarla non è semplice dato che in realtà non c’è stato proprio match. Maria è apparsa da subito contratta e ferma nelle gambe. Nel primo parziale in soli 20 minuti era già sotto 5-0 senza mai riuscire ad impensierire Mihaela che, solida in risposta e chirurgica nel trovare gli angoli giusti, ha portato l’avversaria ad ansimare da una parte all’altra del campo e quindi a non trovare mai la corretta lucidità per sapere dove indirizzare i colpi. I fischi del pubblico, dopo l’ennesimo non forzato, scuotono Sakkari che, sul primo set point Buzarnescu, mette a segno un ace per poi riuscire a vincere l’unico game della partita (salvando poco dopo un altro set point) e a tramutare, così, i fischi in timidi applausi, in particolar modo dopo aver realizzato un vincente con un bellissimo rovescio in lungolinea. Il secondo set procede grosso modo come il primo, con Maria che tenta di aggredire, ma il risultato sono una valanga di unforced. Mihaela gioca un tennis preciso e in fiducia, data l’irregolarità dell’avversaria, e si rivela anche una buona portiera a rete. La greca cerca allora di variare il gioco provando ad utilizzare il back di rovescio, ma i risultati sono pessimi, con palle che muoiono ripetutamente sul nastro e resuscitano i fischi del pubblico californiano, di solito caliente ma in questo caso visibilmente infreddolito. Al disastro già compiuto si aggiungono i doppi falli dell’ellenica che dall’altra parte, invece, inducono aces e vincenti. L’ultimo punto, dopo un’ora e un quarto, viene messo a segno proprio con un ace da parte della rumena, che festeggia in modo sobrio ma consapevole di essere stata capace di cogliere ogni singola occasione che il campo le ha offerto.
VOTO ALLA VINCITRICE: 10 – non solo in virtù del trionfo realizzato, ma anche per via del bel gioco espresso, mai scontato e di qualità.
VOTO AL TORNEO: 4.5 – sebbene sia in realtà la valutazione più corretta da attribuire alla situazione generale che il circuito WTA sta producendo, in questo particolare momento storico.
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Una finale imbarazzante…la greca mai scesa in campo è stata patetica.Mi auguro per il prosieguo della stagione di assistere a match molto più interessanti di quelli visti questa settimana.
Torneo deludente al massimo, come Washington.
Concordo..anche se mi ha fatto piacere rivedere la russa a livelli competitivi dopo un inizio anno deludente…a causa del suo infortunio
Io sono ancora traumatizzata da Nanchang che, con un simile tabellone, era difficile da considerarsi un International che assegna 280 punti. È stato nobilitato dalla presenza della Gasparyan. Per il resto il nulla o quasi. Dovrebbero riconsiderare il calendario che è già abbastanza fitto ed è comprensibile che, a parte qualche eccezione come la Keys che si è fatta male sul serio, le big iscritte non siano così motivate. San Jose, poi, un Premier che ha racconto la storica eredita di Stanford è stato ridicolizzato. Onore alla Buzarnescu che comunque sta facendo un’ottima stagione.
Totalmente d’accordo.