Al pari di un collegio docenti incattivito dalla vita, dallo stipendio infame e dalle illuminanti riforme Renziane, abbiamo deciso di dar voce al nostro travaso di bile, elargendo risicate promozioni e trancianti bocciature, a suggello dell’ultimo fine settimana di Coppa Davis. Il tutto condito da dosi massicce di rancore, risentimento e un principio di esaurimento nervoso.
RUSSIA- ITALIA
FABIO FOGNINI- 10–
Fabio, ma che diavolo ti sta succedendo? Questo è l’interrogativo che molti appassionati peninsulari si sono posti seguendo l’inarrestabile campagna russa del Fogna. Nell’arco del fine settimana di Davis Fognini, tra singolo e doppio, ha disputato 10 set, per un computo totale di quasi nove ore di tennis. Nel corso della dispendiosissima tre giorni Fogna ha avuto incalcolabili occasioni per inscenare crisi isteriche, possessioni demoniache e la brevettazione di nuove contumelie rivolte al barbuto di Nazareth. Tradendo le aspettative di seguaci, esorcisti e bookmaker, Fabio si è limitato a fare il tennista, dimostrando un’inquietante maturità e un’inaccettabile tenuta mentale. Qualora questi tangibili progressi dovessero seguitare nel prosieguo della stagione e della carriera, potremmo davvero contare su un giocatore con pochi eguali.
SIMONE BOLELLI- 4+
Il budino di Budrio riesce finalmente a sfatare un luogo comune sul suo conto: Bolelli non è solo capace di squagliarsi al sole, bensì è in grado di liquefarsi anche nell’ibernante contesto siberiano. L’abulico bolognese, dopo la sciapa comparsata ad Astana, tradisce per la seconda volta consecutiva la fiducia di capitan Barazza, confermando tutta la propria inadeguatezza nelle vesti di singolarista di Davis. L’incontro d’apertura contro lo scalcinato Gabashvili ha fornito la prova definitiva in tal senso: dopo un primo set giocato alla pari, deciso da alcuni errori inspiegabili nella fasi topiche del parziale, Bolelli si è eclissato dal rettangolo di gioco, palesando la personalità di un vitello tonnato. Nel doppio si limita al compitino, sufficiente per avere la meglio sulla modesta coppia russa. Tra poco meno di un mese Simone compirà 30 anni, il che ci fornisce l’occasione per porci/porvi/porgli una domanda retorica: arriverà mai il giorno in cui Bolelli riuscirà a far collimare l’indiscutibile talento tecnico con la personalità di un tennista desideroso di far fruttare almeno una parte del patrimonio tennistico ricevuto in dote da madre natura?
ANDREJ RUBLEV- 5
Lo confessiamo: siamo pazzamenti innamorati di questo fuscello satanico. Il collerico Andrej è riuscito nell’impresa di far passare il Fogna per un maestro di Yoga. Rublev è pervaso da un’energia vitale difficimente contenibile o addomesticabile. L’infante russo affascina per questa sua selvaggia primordialità, già aspramente criticata da numerosi colleghi, stizziti dalla sua esondante impertinenza. A livello tennistico Rublev si dimostra altrettanto selvatico, sciorinando un gioco scriteriato e dissennato, impreziosito da abbaglianti lampi di classe. Qualora lungo il suo tumultuoso cammino incontrasse un benefattore in grado di civilizzarlo un po’, in un paio d’anni la top 20 sarebbe cosa fatta.
GRAN BRETAGNA- AUSTRALIA
ANDY MURRAY- 7
Lo sappiamo, vi aspettavate il massimo dei voti. Il punto è che il buon Andy, in virtù della sua rimarchevole teatralità, riesce a far passare per delle imprese ciò che in realtà dovrebbe risultare come un’ineluttabile formalità. D’accordo, le aspettative in Gran Bretagna per questa Coppa Davis sono abnormi, ed è altrettanto vero che Murray sta reggendo da solo il peso dell’intera nazionale britannica. Ciò detto però non si può trascurare la modestia degli avversari sin qui affrontati. Contro l’Australia sbriciola l’inconsistente Kokkinakis, per poi aggiudicarsi, in compagnia del fratello, il punto decisivo nel doppio. Nella terza giornata giustizia ciò che rimane di Bernard Tomic, trascinando la Gran Bretagna alla vittoria, alla finale e, dato lo spessore dei prossimi rivali, anche all’agognata insalatiera.
JAMIE MURRAY- VOTO 9
Dopo due finali Slam consecutive perse in doppio, anche il componente meno dotato della genia Murray potrà godere di una gioia tennistica. Chiamato in causa per affiancare il fratello nel doppio dirimente, Jamie non inficia il lavoro di Andy, riuscendo a superare l’ansia da prestazione procuratagli da tutto il popolo britannico, familiari compresi.
SAM GROTH- 0-
Dopo l’invereconda prestazione fornita al fianco di Hewitt, il governo australiano si è già premurato di togliere al vergognoso cavernicolo la patria potestà sui figli, i fondi pensionistici sin qui accumulati e i buoni pasto per cibarsi nei challenger terzomondisti ove è solito esibire il ruo raggelante repertorio.
LEYTON HEWITT- 8
Nonostante il catetere, la flebo, le piaghe da decubito, la stitichezza permanente e la zavorra Groth, il Matusalemme australiano lotta stoicamente, portando la propria nazionale ad un solo set dalla finale.
BERNARD TOMIC- 10
Chiude il fine settimana senza alcun arresto per molestie, usura, sfruttamento della prostituzione e narcotraffico: esemplare.
BELGIO- ARGENTINA
DAVID GOFFIN- 111
111 come gli anni trascorsi dall’ultima finale di Coppa Davis ottenuta dalla nazionale belga. Il gracile Davidino traghetta la propria squadra all’atto conclusivo della rassegna, infilando un parziale di sei set a zero nei due singolari che lo hanno visto opposto a Delbonis e Schwartzman. Si, avete letto bene, Delbonis e Schwartzman.
STEVE DARCIS.- 112
112 come i minuti d’applausi che gli tributammo all’epoca della sua più grande impresa, quando sterilizzò in mondovisione Rafa Nadal nel primo turno di Wimbledon. 112 come gli anni trascorsi da quella memorabile saccagnata, contrassegnati da una sequela interminabile di infortuni e di conseguenti involuzioni tennistiche. Pene ed afflizioni ampiamente lenite dall’esito della semifinale di Davis, nel corso della quale Darcis ha consegnato alla propria squadra il terzo e decisivo punto, al termine di una psicodrammatica contesa contro l’argentino Delbonis. Si, avete letto bene, Delbonis.