La pandemia di coronavirus ha stravolto i piani del mondo del tennis che, per ripartire, ha sperimentato l’uso della “bolla” per isolare i giocatori dall’ambiente esterno e ridurre così al limite le possibilità di contagio e diffusione del virus. Una soluzione che più volte è stata criticata dagli stessi tennisti e che ha portato anche a qualche forfait di troppo.
Dallo stop obbligato alla ripresa c’è stato un tema che ha tenuto banco a lungo e ancora continua a fare discutere: il vaccino. Renderlo obbligatorio per i giocatori oppure no? Un tema di grande attualità che, a dir la verità, non riguarda solo questo sport. La campagna vaccinale sta entrando nel vivo in più paesi e alcuni tennisti sono tornati sull’argomento a partire da Andrey Rublev.
Il russo, per il momento, non sembrerebbe esser favorevole a questa soluzione: “Se mi venisse chiesto di scegliere se fare o meno il vaccino direi di no“. Poi spiega le sue motivazioni: “Anche se lo facessi sarei comunque costretto ad isolarmi nella bolla e, almeno per il momento, non ti concede nessun vantaggio“.
Dello stesso avviso anche Diego Schwartzman: “In Argentina abbiamo anche un problema di accesso alle dosi del vaccino per questo motivo non credo che me lo farò inoculare. In ogni caso aiuterò la mia famiglia per far sì che loro possano avere questa opportunità“.
Nel circuito femminile Simona Halep non ha avuto dubbi e, non appena le è stato possibile, si è sottoposta alla vaccinazione. La numero 3 del ranking WTA ha già ricevuto entrambe le dosi mentre sono in “lista d’attesa” sia Naomi Osaka che Ashleigh Barty. L’australiana, rientrata in campo a Miami, è assolutamente a favore e, ad aspettare il turno con lei c’è anche tutta la sua famiglia.
Di parere diametralmente opposto invece Elina Svitolina: “Avrei la possibilità di farlo nelle prossime settimane ma ancora non ho preso una decisione. Il vaccino non elimina il rischio di contagio ma lo riduce soltanto e, per le regole della WTA, la quarantena resterebbe comunque obbligatoria“. La durata degli anticorpi e le tante incertezze non aiutano a fare una scelta: “Alcuni amici mi hanno detto di aspettare e vedere anche quali potrebbero essere i possibili effetti collaterali“.
Alla domanda del giornalista del New York Times, Ben Rothenberg, anche Aryna Sabalenka ha espresso i suoi dubbi: “Lo farò solo se sarò obbligata ma per il momento non mi fido e non vorrei che neanche la mia famiglia lo facesse“. La discussione sul tema era iniziata già un anno fa con il botta e risposta tra Novak Djokovic e Rafa Nadal.