Si sono concluse ieri pomeriggio le semifinali della Federation Cup che hanno visto, nei loro teatri di posa, le squadre ospiti prevalere sulle padrone di casa. A Stoccarda, infatti, la Repubblica Ceca ha battuto la Germania; ad Aix-en-Provence gli Stati Uniti hanno sconfitto la Francia.
Repubblica Ceca/Germania 4-1
sabato
P. Kvitova batte J. Goerges 6-3 6-2
K. Pliskova batte A. Kerber 7-5 6-3
domenica
J. Goerges batte K. Pliskova 6-4 6-2
P. Kvitova batte A. Kerber 6-2 6-2
K. Siniakova/B. Strycova battono J. Goerges/A. L. Groenefeld 7-5 rit.
La giornata di sabato aveva decretato una netta supremazia della nazionale ceca su quella tedesca, grazie alle vittorie insindacabili di Kvitova su Goerges e Pliskova contro Kerber. Le ragazze di Barbara Rittner, quindi, sono state chiamate ad una mission impossible di non poco conto, per cercare di raggiungere nuovamente la finale (come nel 2014) persa proprio dalla Repubblica Ceca, che vanta l’imbattibilità in cinque finali su cinque affrontate. A Julia Goerges il compito di iniziare la rimonta contro Karolina Pliskova. La ceca parte con 4 servizi vincenti, la tedesca controbatte, a sua volta, con 4 winners in risposta che le fruttano un break immediato. Nonostante lo scalpo a freddo, la partita procede abbastanza equilibrata, con la teutonica molto più solida al servizio, rispetto alla giornata precedente, e la ceca meno devastante col dritto. Incamerato il primo set, Goerges breakka immediatamente l’avversaria anche nel secondo, andando poi al raddoppio sul 3-1 e servizio Pliskova. Il match si chiude poco dopo col pubblico in visibilio, che cerca di trasmettere il proprio entusiasmo alla ex-numero uno di Brema, autrice però di una prestazione davvero sottotono. Angelique, apparsa ancora fuori condizione per giocare in scioltezza sulla terra battuta, è costretta a soccombere davanti alla splendida performance della campionessa di Wimbledon, perfetta nella sua proverbiale proiezione offensiva che spezza il muro difensivo della rivale, intenta a giocare e far rigiocare quante più palle possibili. Il 6-2 6-2 inferto in 58 minuti racconta di un dominio prepotente della numero 10 del mondo che, come avvenuto nel primo turno, non ha deluso le aspettative, portando a casa entrambi i punti, confermando l’ottimo inizio di stagione che l’ha vista trionfare in Russia e in Qatar, suggellando la grande propensione a trovare il suo miglior tennis all’interno dei campi indoor e issandosi come la donna-chiave della Repubblica Ceca che, a Novembre, potrà disputare la finale in casa propria da imbattuta assoluta. –Sapevo di dover iniziare da subito a giocare molto bene oggi e di dover mantenere alto il livello. Avevo le armi per farlo e le ho sfruttate tutte-, ha dichiarato Kvitova ai microfoni, subito dopo l’esito del match.
USA/Francia 3-1
sabato
S. Stephens batte P. Parmentier 7-6 (5) 7-5
K. Mladenovic batte C. Vandeweghe 1-6 6-3 6-2
domenica
S. Stephens batte K. Mladenovic 6-2 6-0
M. Keys batte P. Parmentier 7-6 (4) 6-4
Tutto come previsto, verrebbe da dire, ma non senza qualche preoccupazione in più per l’America di Kathy Rinaldi, causata dal rendimento al di sotto delle aspettative di Coco Vandeweghe la pionera che, lo scorso anno, ha traghettato la sua squadra verso il trionfo in Bielorussia. La semifinale di Aix-en-Provence ha messo in evidenza tutti i limiti di una Francia estremamente a corto di punte, una formazione talmente risicata da avere con sé appena tre giocatrici. E quando anche la punta di diamante della squadra abbandona la vettura in panne, tocca a Pauline Parmentier, 32 anni e mai oltre la posizione num 40, a tentare di rimettere in moto gli ingranaggi. La transalpina, seppur inferiore alle sue avversarie, ha diversi rimpianti però, in primis di aver consentito ad entrambe di attuare una rimonta quando aveva il set in mano. Con la campionessa slam Stephens ha condotto 5-2 nel primo set e 4-3 e servizio nel secondo, non sfruttando ben 5 set-point nel primo parziale. Con Madison Keys, la cui fragilità emotiva è ben nota, è stata in vantaggio per 4-1 e doppio break nel primo set; è riuscita a recuperare il break di svantaggio nel secondo, ma non ha sfruttato la poca dimestichezza della giovane americana sui campi in terra battuta, incoraggiata più che altro dalla prestazione eccellente della sua compagna di squadra contro Kiki Mladenovic, umiliata pochi istanti prima dalla vincitrice del Miami Open. Tanti rimpianti, quindi, per il capitano Noah, eccellente con gli uomini, forse un po’ meno adatto a gestire la talvolta nevrotica psicologia femminile. Riconferma ed onori invece per la bionda Rinaldi che, a Novembre in casa della Repubblica Ceca, dovrà tentare di sconfiggere una compagine di gran lunga più insidiosa di quella incontrata lo scorso anno a Minsk.
Stati Uniti dunque finalista in trasferta in Repubblica Ceca e alla caccia del secondo titolo consecutivo dopo quello del 2017. Gli scontri di Fed Cup raccontano di una netta supremazia dell’America sul novello stato dell’Est Europeo, con quattro vittorie all’attivo su altrettanti scontri, avvenute dal 1994 in poi, ma nessuna di esse in finale. Infatti gli unici atti conclusivi disputati tra loro risalgono al 1985, anno in cui vinse quella che allora si chiamava Cecoslovacchia, e al 1986, quando furono gli Stati Uniti prevalere in casa delle avversarie. L’ultimo scontro diretto è datato aprile 2017, durante la semifinale dello scorso anno, vinta dalle statunitensi, ma con una Repubblica Ceca priva di Petra Kvitova, ancora convalescente per via dell’operazione affrontata alla mano sinistra, dopo l’aggressione subita durante il periodo natalizio. Difficile quindi pronosticare chi potrebbe vincere, qualora Stephens e Kvitova dovessero presentarsi al loro meglio nei tappeti ghiacciati, presumibilmente, di Praga o Ostrava, che hanno visto prevalere sempre le padrone di casa. Il risultato dipenderà soprattutto dallo stato di forma di Pliskova e Keys, giocatrici dal rendimento più altalenante e meno prevedibile rispetto alle colleghe campionesse slam, le quali potrebbero essere chiamate ad imprimere un sigillo che Karolina ha già vissuto da protagonista, Madison solo da spettatrice. L’unico tassello mancante, in singolare, è rappresentato dalla Vandeweghe, fulcro portante lo scorso anno, ma costretta a comprimaria in questo a causa di una forma fisica e mentale non ancora al top. Se il verdetto dovesse definirsi nel doppio decisivo, a quel punto l’esperienza delle ceche potrebbe rivelarsi determinante. Si dipana così uno scenario ancora tutto da definire, in cui la certezza (ci si augura confermata) sembra essere, al momento, uno spettacolo di livello data la qualità delle giocatrici preposte a contendersi la coppa e la forte motivazione da parte di entrambi i team: il riscatto della Repubblica Ceca dopo la delusione del 2017, il desiderio di riconsacrare l’America al ruolo di dominatrice dopo anni di latitanza. Appuntamento quindi a Novembre al freddo della Repubblica Ceca, scaldata sicuramente da un pubblico molto american-style.
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