Buona vittoria all’esordio per Novak Djokovic, che sul Pietrangeli ha battuto il georgiano Basilashvili con il punteggio di 6-4 6-2, con qualche problema nel primo set. Il serbo, che agli ottavi di finale sfiderà lo spagnolo Albert Ramos, ha commentato così in conferenza stampa:
“La superficie è diversa da quella del Centrale: è più lenta, ma la palla rimbalza di più. Basilashvili poi è partito molto bene, correndo dappertutto. È un giocatore solido e veloce, attaccava qualsiasi palla che poteva. Quindi ci sta che abbia faticato, anche perché non giocavo sul Pietrangeli da anni: non vedevo l’ora di rifarlo. Sono contento di aver giocato lì, di aver vinto, l’atmosfera qui è unica”.
“Questo per me è un periodo di transizione che devo accettare, devo dare il meglio in ogni match che gioco, ma anche in ogni allenamento. Solo così mi sentirò sempre più a mio agio nelle partite. Certo, match e allenamento sono diversi dal punto di vista mentale, per questo è importante alternarli. Anche se è vero che non c’è miglior allenamento di una partita. Voglio pensare giorno per giorno, spero di aggiudicarmi più incontri possibili. Apprezzo il calore della gente, voglio tornare in alto, ma so che non sarà immediato”.
Djokovic ha poi parlato del suo team e della condizione di giocatori come lui che pagano i propri coach e non vengono seguiti ‘d’ufficio’, pagati dalle Federazioni:
“Penso che ci siano dei vantaggi in questo. Molti giocatori sono supportati dalle Federazioni dei vari stati, che hanno molto potere, soprattutto in quei paesi che ospitano degli Slam. Spesso questi Paesi fanno contratti coi loro giocatori all’inizio delle loro carriere. Per altri è stato diverso, come per me. Certo, non è stato facile all’inizio per me, e soprattutto per i miei genitori [pagare un coach di tasca loro]. Per giocare a tennis a livello davvero professionale servono tanti soldi, forse più che in ogni altro sport. In Italia la Federazione aiuta molti tennisti promettenti sin da quando sono molto giovani. Non tutti però hanno avuto questa fortuna, così bisogna stringere i denti e continuare da soli. A me è successo così. Moltissimi hanno mollato, o perché non credevano di poter raggiungere un alto livello, o perché non riuscivano a sostenere tante spese. Ogni sport, alla fine, pone molte difficoltà, ma il tennis ancora di più, perché è uno sport individuale. Se non hai qualche forma d’aiuto o di sponsorizzazione è durissima”.
Infine Djokovic ha parlato del suo outfit, un completo con i colori della Francia e sponsorizzato da Lacoste, la nota azienda francese d’abbigliamento: “A me piace, ci sto bene. E poi i colori sono anche quelli della Serbia”.