Lui è Jimmy Connors, il campione che ha traghettato il tennis snob, da gentiluomini, il tennis dei “gesti bianchi”, all’inglese, nell’era contemporanea, spietata e fatta di show, cioè americanizzandolo.
Con Jimmy Connors il tennis è diventato in una commistione di pugilato e rock, di business e risse da saloon. Lui, sopravvissuto a Borg e McEnroe, 8 Slam in carriera e una semifinale agli US Open raggiunta all’età di 39 anni. Nato il 2 Settembre 1952, fa ancora parlare di sé per l’impresa che sta per intraprendere a Boca Raton, nell’Accademia di Chris Evert, con la quale tra l’altro aveva avuto un chiacchieratissimo fidanzamento finito male.
Lei è Ashley Brownstein, una conduttrice televisiva e attrice americana appassionata di tennis, che quando ha ricevuto la proposta di un’intervista a Jimbo non ci ha pensato due volte. Jimmy Connors farà parte del team di “Legends of Boca experience” e ci parlerà di questo progetto.
AB: Roger Federer a 34 anni sta giocando ancora il suo miglior tennis. Tu hai avuto un momento magico a 39 anni. Pensi che il trend sia in questa direzione?
JC: No, non parlerei di trend, alcune cose hanno ragioni e motivazioni proprie, diciamo che in assenza di infortuni a volte è possibile. Sembra che Roger si diverta ancora a inventare il suo tennis “di alta qualità”. D’altra parte a volte ci sono dei giovani che mancano di entusiasmo e si ritirano a 29, 30 anni anni per poi giocare nel senior-tour. Io ho lasciato quando non mi sono più sentito competitivo di fronte ai giovani.
AB: Cosa ne pensi del tetto dell’Arthur Ashe? Sarà una soluzione ai ritardi di programmazione?
JC: L’USTA ha speso 600 milioni di dollari per costruirlo. Personalmente non sono un fan del coperto, e in fondo siamo sopravvissuti per 20-25 anni senza grossi fastidi. Dal punto di vista del business, posso capire, ma non condivido. Il tetto mobile crea condizioni di gioco diverse, vantaggi ai giocatori che prima non c’erano.
AB: Nelle nuove promesse tu cosa noti di più, il talento e la preparazione atletica o l’aspetto mentale?
JC: In effetti è molto difficile capirlo, ti rendi conto di chi hai davanti, se possiede il killer-instinct o che reattività abbia su palle diverse solo scambiando due chiacchere con loro.
AB: Nel telefilm Americano che parla di te, “30 for 30 this is what they want” tu dici :”E’ fantastico prendere un colpo,un rumore, uno scatto, un battito, un fischio,qualsiasi cosa arrivi che faccia cambiare tutto quanto” è questo per te un consiglio di coaching?
JC: No,questa è una cosa tutta mia. Io ero attento a quel pubblico di 20,000 persone che mi guardava e inviava dei feedback. Per me era eccitante tutto questo,magari non è lo stesso per gli altri.
AB: Ti piacerebbe ci fossero più personalità di spicco nel tennis oggi?
JC: Penso che ce ne siano state già abbastanza quando giocavo io. Ora è molto diverso. Allora non c’erano regole. Allora andava di moda la sfida,ognuno aveva il suo stile,in campo e fuori. Personalmente ero lì per fare fortuna. Si giocava 43-45 settimane all’anno e le retrocessioni erano diverse. Oggi i giocatori hanno 4-5 settimane fra Wimbledon e gli US Open, pause che una volta non potevamo permetterci.
AB: Penso che tu avrai milioni di ricordi legati al Louis Armstrong Stadium. Potrai dirgli Addio?
JC: No, non gli dirò mai addio, ma arrivederci, come a un buon amico.
AB: Cosa vorresti vedere nel futuro del tennis e nel tuo?
JC: La mia passione è sempre e per sempre il tennis. Ce l’ho nel cuore, è ciò che amo fare. Cercavo delle novità. Non volevo più passare tutto il mio tempo in California. Così ho accettato di far parte di una nuova famiglia a Boca Raton, in Florida. E’ stato un grande cambiamento con un team che può portare il tennis a un nuovo livello e anzi,invito tutti gli appassionati di tennis a venire a Boca nella nostra scuola. Qui c’è una natura fantastica, trovo sia il posto migliore e il più attrezzato per affinare le proprie tecniche e raggiungere un livello superiore. In più si possono incontrare molte persone interessanti.
A volte trovo difficile descrivere le reazioni delle persone sulla carta stampata, ma certamente posso dire che quando Jimmy Connors parla di Boca Raton e del suo imminente futuro gli si illuminano gli occhi. Vedere un campione di questo calibro così carico e appassionato del gioco lo rende un campione senza tempo ai miei occhi. Ama ancora parlare di tennis e di quando giocava, ma guarda al futuro e la sua intenzione è di trasmettere il suo tennis alle star del futuro ma anche a chi vuole comprendere meglio il tennis.