Dominic Thiem 4: Dopo la sbornia madrilena, il secondo turno è fatale all’austriaco dai potenti fondamentali, che paga stanchezza ed ottusitĂ tattica venendo soffocato dai celeri fondamentali di Fognini. Come sovente accade, le sconfitte di Thiem giungono con giocatori che hanno come caratteristica cardine l’anticipo dei propri colpi, dato che toglie tempo alle sue eterne preparazioni sfociando irrimediabilmente in errori grossolani. Sul rosso è uno degli specialisti dal maggior peso specifico, ma un cambiamento tecnico e di predisposizione mentale è necessario al fine di ottenere il decisivo salto di qualitĂ .Â
Stan Wawrinka 0: Come nulla fosse, senza che nemmeno ci si accorga della sua presenza in campo, lo svizzero cede a Johnson con un doppio 6-4. Nessuna notizia su salute fisica, programmazione futura ed obiettivi stagionali. Il giocatore capace, in tre anni, di fare tripletta Slam demolendo i rivali all’apice delle carriere, ora vaga per i campi in perpetua villeggiatura, somigliando ad un fantasma ombra di se stesso.Â
Fabio Fognini 9: Pur odiando i discorsi qualunquisti, è inutile negare, dopo averlo verificato per diretta esperienza, come il popolo italiano sia campione incontrastato nel continuo disprezzo ed attacco incondizionato nei confronti dei propri elementi di spicco, anche quando, casi per fare ciò, non sussistono. Ne è un esempio l’episodio di Fognini, protagonista di una splendida vittoria ai danni di Thiem e meritevole soltanto, in questa circostanza, di elogi. Invece no, invettive continue, ricorsi al passato per giustificare l’incapacitĂ di giudicare oggettivamente un giocatore, speranze, per puro spirito di rivalsa verso un successo che proprio non si riesce ad accettare, venute poi ad essere smentite. Fui il primo, quando le condizioni lo richiesero, a criticare Fabio per gli errori commessi piĂą volte sul terreno di gioco. Sono il primo anche, per correttezza e coerenza, ad esaltarne le gesta in un torneo dove raggiunge i migliori otto perdendo da Nadal in tre set. Così è e dovrebbe sempre essere.Â
Novak Djokovic 8: Il serbo, che ha tra le doti maggiori un’immortalitĂ rara, rientra a piedi pari nel tennis di alto livello, raggiungendo una semifinale dopo dodici mesi di oblio durante i quali, in campo, si è visto giocare uno scialbo cartonato, copia artefatta del temibile giocatore che fu. La vittoria con Nishikori, nonostante un primo set claudicante, è un ottimo segnale per misurare concretamente il suo grado di preparazione, ed il primo set con Nadal sta lì a confermare l’impressione. Ancora non sembra in grado di tenere un’intensitĂ elevata per cinque set, motivo per il quale non riesco a comprendere come i bookmaker lo mettano al secondo posto tra i favoriti per la conquista del Roland Garros. Una settimana convincente, non c’è che dire, ma attenzione a non lasciarsi prendere dall’entusiasmo.Â
Matteo Berrettini 7.5: Un giocatore atipico per il panorama italiano. Considerato lo schema di gioco, servizio potente e dritto a chiudere impattando con entrambi i piedi sulla linea di fondo, il giovane romano sembra piĂą un prodotto della scuola di Nick Bollettieri, che annualmente sforna tennisti con la stampino capaci però, nonostante non brillino per inventiva, di raggiungere stabilmente la top 20 del tennis mondiale. Dirò, Berrettini non mi dispiace affatto, ed un primo set giocato alla pari con Zverev, preceduto dalla vittoria su Tiafoe, esprime anche un carattere corretto. Tra i tanti, giovani e meno, che si affacciano al tennis nostrano, è senza dubbio quella che mi ha colpito maggiormente, e spero quindi che, il Foro, possa servirgli da primo trampolino di lancio.Â
Alexander Zverev 7: La boria di chi giĂ sa di essere un giocatore al vertice del tennis mondiale, stella luminifera che abbaglia chiunque osi posargli addosso lo sguardo. Emozionante come un pilone di cemento armato, scaglia fondamentali possenti da ambo i lati del campo, palesando un’incertezza meccanica dal lato del dritto che compensa, o cela, grazie ad un gran servizio. In semifinale con Cilic lamenta un dolore insopportabile alla spalla, cui fanno seguito prime che toccano i 220 km/h. In conferenza stampa risponde scocciato alle domande dei giornalisti, che preparano interrogativi per sentirsi rispondere, con sguardo di sufficienza, “yes”. Zverev si atteggia a sovrano incontrastato, salvo poi scogliersi, una volta incontrato il vero re della superficie sulla quale si ritrova a giocare, per un’interruzione dovuta alla pioggia, dopo la quale non è piĂą in grado di vincere un game. Dominatore assoluto dalle doti innate, personaggio fastidioso per spocchia ed arroganza.Â
Rafa Nadal 9: Lo spagnolo non è, in questa settimana, l’irraggiungibile demiurgo ammirato sui campi rubri di Montecarlo, e pur senza una condizione perfetta vince a Roma per l’ottava volta in carriera. Nemmeno è costretto all’impegno con giocatori a lui troppo inferiori, spazzati in un’ora di lezione grazie a dritti che scorrono vincenti da ogni angolo del campo. Quando però, sollecitato dal valore dell’avversario, è costretto ad alzare la spinta, lo fa senza problemi, come dimostrato dai quarti con Fognini, e dalla finale con Zverev, nella quale Giove Pluvio, probabilmente non gradendo l’affabile pargolo teutonico, getta sulla capitale uno scroscio di pioggia. Alla ripresa, break recuperato e quattro giochi consecutivi gli consentono nuovamente di alzare le braccia al cielo. Per il Roland Garros c’è un solo favorito. Questo, dopo tredici anni, risponde ancora al nome di Rafa Nadal.Â