Alex De Minaur nasce il 17 febbraio del 1999 a Sidney, da genitori immigrati in Australia alla ricerca di un futuro migliore, il padre, Anibal, è uruguaiano e possiede un autolavaggio, la madre, invece, è spagnola e si è sempre occupata dei suoi quattro figli; oltre ad Alex, infatti, la famiglia De Minaur è composta dai suoi tre fratelli minori, Daniel, Sarah e Christina.
Questo mix di culture differenti ha influenzato fortemente il giovane Alex che, oltre a poter vantare origini così diverse e variegate, sin da piccolo è stato abituato a viaggiare in lungo e in largo. Alla tenera età di cinque anni, infatti, Alex e la famiglia si sono trasferiti in Spagna, più precisamente ad Alicante, dove il piccolo “Demon” (soprannome nato da un gioco di parole particolarmente fortunato con il suo cognome) ha continuato la sua formazione tennistica, iniziata quando aveva solo quattro anni. Nel 2012 i De Minaur hanno deciso di tornare a Sidney, dove hanno aperto un ristorante, ma, in seguito alla chiusura di questa attività, si sono trasferiti stabilmente ad Alicante, tuttora luogo di residenza di Alex e della sua famiglia.
La Spagna ha rappresentato un luogo molto importante nella formazione, non solo tennistica, del giovane talento “aussie”; De Minaur ha frequentato la scuola primaria spagnola e parla perfettamente lo spagnolo, è un grande tifoso del Real Madrid (passione trasmessagli da mamma Esther), si allena prevalentemente nella penisola iberica e ha addirittura rappresentato la Spagna in occasione di una manifestazione giovanile, tuttavia, nonostante tutti questi legami, Alex ha sempre dichiarato di sentirsi al 100% australiano: “Quando sono tornato, la prima cosa che ho cercato di fare è stato giocare per l’Australia. Non è stato facile, era passato tanto tempo e non conoscevo nessuno, ma ho amato l’Australia più della Spagna”.
Nel 2015 realizza il suo sogno e, con la maglia dell’Australia gioca la Davis Junior, proprio in Spagna, a Madrid. Nello stesso anno comincia ad affacciarsi nel circuito professionistico, nel 2016 raggiunge tre finali, due in tornei Futures e una nel Challenger tedesco di Eckental. A livello junior, in coppia con Blake Ellis, vince il titolo di doppio nello Slam di casa, mentre, da singolarista, perde in rimonta la finale di Wimbledon contro un altro piccolo fenomeno, il canadese Denis Shapovalov. Le soddisfazioni più grandi, però, arrivano nel 2017; prima, nella sua Sidney, conquista la sua prima vittoria nel circuito maggiore, battendo al primo turno il francese Benoit Paire, poi, agli Australian Open, vince in rimonta contro l’austriaco Gerald Melzer, rivelando al mondo tutto il suo potenziale.
Chi, invece, si è accorto dal primo momento del talento del giovane Alex è la leggenda australiana Lleyton Hewitt, vero e proprio idolo d’infanzia, insieme a Roger Federer, di De Minaur; a fine 2016 “Rusty” ha offerto a De Minaur la possibilità di allenarsi con lui per due settimane durante l’off-season, possibilità che Alex, entusiasta, non si è lasciato sfuggire: “E’ stata una grande preparazione per l’Australian Open. È stata durissima ma non potrei essere più felice. Sono rimasto con lui a Sydney e a Melbourne. Ci siamo conosciuti l’anno scorso al Roland Garros. Stavo giocando il torneo junior, abbiamo parlato e mi ha detto che mi avrebbe dato una mano per qualunque cosa di cui potessi aver bisogno. È incredibile tutto quello che ha fatto per me. Ho passato molto tempo con la sua famiglia, andavamo anche a cena tutti insieme. Gli sono enormemente grato”.
La forte influenza di Hewitt è visibile anche nello stile di gioco di De Minaur che, contrariamente alle tendenza dominante della nuova scuola australiana, ben rappresentata dal tennis potente e offensivo di Kyrgios, Tomic e Kokkinakis, si basa sulla regolarità e sulla solidità da fondo campo, supportate da un lavoro atletico maniacale. Il colpo preferito dal nativo di Sidney è il rovescio bimane, con il quale riesce ad essere particolarmente incisivo sia in diagonale che lungolinea, il dritto è sicuramente meno naturale, ma discretamente affidabile, mentre il servizio, a fronte di un altezza di 1,80 m (al limite per competere ad alti livelli nel tennis moderno), è la vera nota dolente del gioco di Alex che, però, ha ancora molto tempo davanti a sé per perfezionare questo aspetto del suo bagaglio tecnico, comunque già sufficientemente ricco.
De Minaur è solo l’ultimo esponente di una generazione di grandi talenti dalle più variegate origini etniche e sociali che hanno trovato nell’Australia la loro terra promessa, generazione che, forte della presenza di ottimi interpreti come Kyrgios, Tomic e Kokkinakis, potrebbe arrivare in breve tempo a dominare il circuito professionistico, raccogliendo i frutti dell’ottimo lavoro portato avanti dalla Federazione australiana. Un progetto non molto diverso da quello messo in atto dalla Federazione canadese che, con un accorto lavoro di integrazione e forte di un’intelligente gestione dell’immigrazione, è riuscita a formare un gruppo di giovani estremamente interessanti, dalla certezza Raonic ai potenziali fenomeni Shapovalov e Auger-Aliassime.