La storia di Wimbledon – dagli anni ’80 a oggi

Il torneo più famoso al mondo. La sua storia è il motivo della sua grandezza

Riprende la grande storia di Wimbledon, giunta alla sua ultima tappa.

Finora, ovvero sino agli anni ’70, il torneo ha visto alternarsi grandi giocatori, uniti in gruppi di giocatori della stessa nazione: i francesi con i 4 moschettieri, gli americani con Don Budge prima e Connors poi, gli australiani con Laver e Hoad. La tendenza era questa. Come accennato a fine del precedente capitolo, sul finire degli anni ’70 si abbatte sul torneo il primo grande dominatore: Bjorn Borg. Lo svedese darà inizio ad una inversione di tendenza, che porterà grandi singoli giocatori a vincere in serie il torneo, esattamente come Borg che imporrà il suo dominio dal 1976 al 1980, ed è proprio da questo anno, il 1980 che riparte la nostra storia.

John McEnroe e Bjorn Borg
Martina Navratilova

Questa edizione del torneo è leggenda.  Sono attesi alla finale, i primi due giocatori del mondo: Borg e McEnroe. E puntulamente ci arrivano. La finale è il 6 luglio 1980. Vince Borg 1–6, 7–5, 6–3, 6–7(16), 8–6. Chi scrive non era ancora nato e non è in grado di descriverla in maniera efficace; si può solo dire che questa partita è la madre di tutte le grandi finali che Wimbledon ospiterà da qui agli anni a venire. Il dominio di Borg viene minato da McEnroe e come succederà in futuro in campo non si affrontano solo due tennisti diversi, uno difensore magnifico e l’altro attaccante dal talento inimitabile, ma due persone diverse, uno silenzioso e glaciale e l’altro un vulcano. Il fuoco, sconfitto nel 1980, avrà la meglio sul ghiaccio e metterà il suo nome sui successivi quattro tornei, nonostante abbia perso nel 1982 dal connazionale ed eterno rivale Connors, sconfitta puntualmente vendicata nel 1984 con un perentorio 6-1,6-1,6-2.

Il testimone di John McEnroe viene preso da un’altra leggenda: Boris Becker. È il 1985. Becker ha da poco compiuto 22 anni e in un solo colpo diventa il più giovane di sempre a vincere il torneo e il primo a vincerlo non essendo testa di serie e, tanto per gradire, anche il primo tedesco. In questa fase degli anni 80, il tennis è ricco di grandi talenti e non è facile mantenere il dominio: Becker batterà Ivan Lendl nella finale del 1986, ma dovrà arrendersi a Pat Cash che vincerà il torneo battendo Lendl in finale. Lendl non vincerà mai il torneo pur arrivandoci sempre vicino, facendo parte di quel club di finalisti che non si aggiudicheranno mai il prezioso trofeo. Ma questi sono anche gli anni di Stefan Edberg e del suo serve-n-volley. Con un gioco del genere Wimbledon è il suo terreno di conquista e infatti lo vince nel 1987, in finale con Becker. Potenza contro rapidità, cannonata contro tocco. Una volta vince Edberg, l’anno dopo vince Becker. Momento di pura instabilità. Lasciamo gli anni 80 con un riferimento al tennis femminile. In campo femminile non c’è nulla da fare, Wimbledon lo vince sempre e comunque Martina Navratilova. Chris Evert non ci potrà fare molto. E quando finisce l’era della russa, inizia quella di Steffi Graf che vincerà per quasi tutti gli anni 90, lasciando le briciole alle altre.

Boris Becker e la sua iconica volè in tuffo

Gli anni ’90 si aprono con un derby tedesco che vede, incredibilmente, sconfitto Boris Becker per mano di Stitch. Questi anni, però, a Wimbledon avranno un solo ed unico nome: Pete Sampras. Se non conoscete questo nome, avete sbagliato pagina. Sampras è il tennis. È stato un’icona di questo sport e il suo tennis ha rivoluzionato il gioco. Potenza pura, mista ad una creatività ed un’elasticità che raramente si sono viste. Quasi tutti i record, prima dei big three, hanno avuto il suo nome. Dal 1993 al 2000 ha vinto 7 volte il torneo. Ma i numeri di Sampras sono abbacinanti: 14 tornei dello slam vinti e 6 stagioni consecutive come numero uno del mondo. Ingiocabile, per quasi tutti. Solo un uomo, un altro americano ma molto diverso, ha provato e non ha sfigurato: Andre Agassi, che ha vinto Wimbledon nel 1992 e si è scontrato sul centrale una sola volta con Sampras, uscendone con le ossa rotte in tre set.

La loro rivalità si esprimerà su altri campi, Wimbledon è stata la casa di Sampras e poco ci hanno potuto fare tutti i suoi rivali. Il tennis sta cambiando. La tecnologia entra prepotentemente nel mondo dello sport e anche il tennis ne viene travolto. Nuove racchette, nuove palline, nuove scarpe. Tutto diverso. Wimbledon si adegua. Viene cambiata anche l’erba, resa più lenta e questo apre a nuovi interpreti del gioco. Gli anni 2000 si aprono con il lento e doloroso declino di Sampras e l’affermazione di un difensore da fondo come Lleyton Hewitt. Ma l’anno cardine di questo periodo e, in generale, della storia del tennis è un quarto di finale del 2001. Sampras incontra quello che prenderà il suo posto nel mondo del tennis e manderà in fumo tutti i suoi record: Roger Federer. Match leggendario e autentico passaggio di consegne.

Pete Sampras
Steffi Graf

Federer non vincerà subito il torneo. Doveva ancora limare qualche piccolo dettaglio del suo carattere. Una volta data una sistemata, Roger si prenderà il torneo. Dal 2003 al 2007 non perderà più una finale e lascerà all’avversario soltanto 3 set, in totale. Chi ha tentato di opporsi allo svizzero? Andy Roddick. Roddick era per certi versi il vero erede di Sampras. Grande battuta, regolarmente sopra i 200 km/h, grande dritto. Simile a Sampras ma con molta, molta meno attitudine alla vittoria ma soprattutto contro un Federer che in quegli anni era ancora meno giocabile di quanto fu Sampras. Le ha provate tutte Andy, ma niente da fare. Ma non ci ha provato solo Roddick, chi ci ha provato e c’è riuscito è Rafael Nadal. Spagnolo e, se tutto fosse chiaro dal principio, uno come lui Wimbledon non l’avrebbe mai vinto. Invece no. Rafa è con Federer il più grande di sempre del tennis. Nadal, per quei due al mondo che non lo sanno, è il signore e dominatore della terra rossa e il suo gioco è perfetto per quei campi. In teoria, l’erba non è adatta a lui.

Appunto, in teoria. Se Federer è il talento, Nadal è l’abnegazione. Federer è nato e disegnato per il tennis, Nadal ha costruito il suo gioco giorno per giorno, facendolo evolvere sempre più. E questo gli ha permesso di vincere questo torneo due volte, interrompendo la dinastia del rivale in una finale leggendaria nel 2008. Una finale che entra di diritto nel mito di Wimbledon, addirittura superiore per epicità e livello di gioco alla celebre Borg McEnroe del 1980. Fu una battaglia, con tanto di interruzione per pioggia, uno scontro tra due mostri sacri al loro meglio. Non ci fu un momento di stallo o di dominio di uno sull’altro. Lo score recita: 6-4, 6-4, 5-7, 6-7, 9-7. 4 ore e 48 minuti. Prendetevi 5 ore di tempo e guardatela. Ne vale la pena. Nadal vince ma Federer non si abbatte vince l’anno dopo, in un’altra finale lunghissima contro il povero Roddick, issatosi fino al quinto set ma sconfitto 16-14. E fanno 7 per Federer, che non contento si prenderà il torneo per l’ottava volta nel 2017.

Federer e Nadal
Serena e Venus Williams

Il duopolio Fedal viene scalfito dal terzo, solo per età, mostro sacro: Novak Djokovic. Il serbo ha vinto già 4 volte Wimbledon mai consecutive e su questi campi ha dimostrato di avere un gioco letale ed è sempre tra i candidati per la vittoria. Il suo nome è scritto a fuoco nella storia del torneo. Non solo questo negli anni 2000 e 2010. C’è anche stata la celebre partita Isner contro Mahut. Di certo non la miglior partita giocata a Church Road, ma di sicuro la più lunga: conclusa al quinto set con 70-68 a favore di Isner per un totale di 11 ore di gioco. Record storico e che speriamo non venga battuto. Nel tennis femminile, Wimbledon ha un cognome preciso: Williams. Serena e Venus hanno vinto questo torneo 12 volte. Dominio assoluto e privo di contradditorio. Solo loro, solo e sempre loro. Un tennis troppo violento, troppo potente e troppo efficace per non essere totalitario. Con la fine della loro legacy, il tennis femminile si trova senza una padrona fissa. Sharapova ha provato a prendere il loro testimone, ma tra problemi in campo e fuori, non è stata capace nemmeno di avvicinarsi al loro livello.

Siamo arrivati a oggi. Una corsa di 142 anni. Una corsa guidata dai più grandi tennisti di sempre. Il torneo inizia lunedì 1 luglio e la finale sarà il 14 luglio. Verrà scritta un’altra pagina di storia, che siamo felici di potervi raccontare.

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