1. Quando nacque il giorno di Santo Stefano del 1987 a Volgograd, la città russa nota fino al 1961 come Stalingrado, papà Alexander e mamma Tatiana avevano forse già mire tennistiche sul nascituro, ma soltanto se erano in possesso di una fantasia molto sviluppata avrebbero potuto immaginare un percorso di tal fatta. Ritrovatosi a sei anni con una racchetta in mano sotto lo sguardo compiaciuto del genitore, che lo allenerà fino ai 17 anni, inizia l’assalto al circo professionistico.
2. A causa dei fondi paterni non eccezionali, e di una federazione che non riesce a seguire tutti i buoni giocatori che emergono, nel primo anno da professionista, il 2007, fa attività sopratutto in patria aggiudicandosi i future di Saransk e Samarcanda e qualificandosi al torneo di San Pietroburgo. Nel 2008 inizia l’attività anche all’estero e già a marzo vince il suo primo challenge, a Barletta, sulla terra. Un mese dopo, a Barcellona, superate le qualificazioni, si aggiudica i due primi incontri del circuito ATP, con Nieminen e Cuevas, prima di arrendersi al terzo turno ad Albert Montanes. L’exploit lo fa notare del presidente padrone del Kazakistan, l’appassionato di tennis Nursultan Nazarbayev.
3. Staccatosi dalla Russia sull’onda della fine del comunismo, il Kazakistan è un vasto territorio ricco di materie prime e con una popolazione ottimamente acculturata su cui si sono posati gli artigli di branche della nomenclatura comunista leste a trasformarsi, come nelle altre repubbliche dell’Asia centrale e non solo, in nazionalisti per prendere il potere in elezioni libere e mantenerlo grazie a un misto di autocrazia, prebende alla popolazione e repressione dell’opposizione.
Coppa Davis che gli procurò le critiche dell’illustre mecenate. Nel 2010 però spicca il volo, vincendo il torneo di San Pietroburgo contro Youznhy e approdando nei top60. In parallelo scala le vette di Davis il Kazakhistan. Anche se non ci saranno altri successi assoluti arriva sullo scranno 49 nel giugno dell’anno scorso.
4. Da lì il crollo, repentino, dovuto a un infortunio curato male alle anche (due operazioni a due settimane di distanza) e in ritardo, facendoci giocare lo spareggio di Davis contro i vicini uzbechi). La ripresa è lunga e faticosa soprattutto per un giocatore dal talento cristallino che necessità di una perfetta padronanza del proprio corpo e dopo una serie infinita di sconfitte, quando torna a vincere un torneo, il challenge di Kozice contro il bosniaco Dzuhmur, è precipitato al n.324. Ma come veloce è stato l’oblio repentina è questa volta la ripresa: due finali di challenge persi (a Tangeri e nella nuova patria Astana, per il disdoro dei finanziatori), due vinti in Turchia, un discreto US Open, bloccato da Ferrer al terzo turno dopo una bella cavalcata, e l’epopea di Mosca dove partendo dalle qualificazioni si è fermato a un passo dal successo finale con Gasquet con un gioco entusiasmante che è stato premiato dai votanti del nostro sondaggio settimanale che auspicano una prossima replica sul palco parigino.