Momenti di gloria: Michael Llodra

 

Michael Llodra of France reacts during his Paris Masters tennis tournament match against Serbia's Novak Djokovic
IDENTIKIT: Parigi, Francia (18/05/1980), altezza 190cm, peso 80 kg.

One handed backhand, Left Handed W/L 491-266

Favourite Surface: Grass

Former Coaches: Emmanuel Planque, Guillaume Raoux, Remi Barbarin, Fred Decan.

Coach: Stephane Simian

Singolare: 2 Titoli ITF Futures /6 Titoli ATP Challenger /5 Titoli A

TP World Tour 250

Doppio: 4 Titolo ITF Futures / 7 Titoli ATP Challenger / 20 Titoli ATP World Tour / 3 Titoli Slam/ 1 Titolo ATP World Tour Finals / Argento Olimpiadi Pechino 2012

Singles Best Ranking: 21° (9 Ma

ggio 2011) Current: 49° Doubles Best Ranking: 3° (11 Novembre 2011) Current: 25°

Questa è la storia di un folle francese, esteta del tennis, capace di ricami e di magie. Raccontare la storia di Michael Llodra significa fondere insieme il suo tennis spettacolare, le sue carezze alla pallina, con un carattere mai facile e le discussioni che spesso gli sono girate intorno. Spesso i più sostengono che per essere un campione vero, lo si deve essere dentro e fuori dal campo, rappresentando un esempio per tutti e rispettando l’avversario in quelle che, più che battaglie, devono essere sfide fine a se stesse, senza strascichi di sorta. Parlando di lui non potremo mai dipingerlo come un Henman o un Federer, ma a noi che abbiamo così tanto amato il suo gioco non interessa e, anche se probabilmente il nostro mestiere ci imporrà di mettere nero su bianco ogni singola distorsione di quel puro universo che è il tennis anni 2000, non nasconderemo un sorriso ogni volta che parleremo di Tizio che ha insultato Caio che ha frantumato un qualche arsenale di racchette. E così sarà, e lo è stato, per Michael.

Francese verace, Michael nasce a Parigi, dove il padre gioca a calcio nella squadra che lui stesso porterà nel cuore per sempre, il Paris Saint Germain. A 6 anni prende in mano la sua prima racchetta, e a 13 già si ritrova agli ordini di George Deniau, ex coach di Guy Forget, che gli insegna la nobile arte del serve n’ volley. A 19 anni, nel 1999, diventa professionista e in soli 2 anni, riesce ad entrare in Top 100 sia in singolare (N.90 a fine 2001) che in doppio (N.67). Che la sua presenza nei piani alti del circuito non sia solo un caso, ci se ne accorge già da subito, visto il già ricco bottino di 6 Challenger ed un 250 vinti nel doppio, uno dei quali in coppia con il nostro Diego Nargiso, e 3 in singolare solo nei suoi primi 2 anni di attività.

Nel 2002 arriva il primo vero risultato: la prima finale Slam di doppio. In coppia con il connazionale Fabrice Santoro, compagno in numerosi altri tornei, Michael riesce ad arrivare ad un passo dal successo dopo aver disputato un torneo ad altissimo livello, uscendo solamente in finale contro gli esperti Knowles e Nestor. L’episodio da cineteca ha però luogo in semifinale contro Boutter e Clemènt quando, giocando una volèe, Llodra colpisce inavvertitamente un uccello che svolazzava sul terreno di gioco inseguendo una falena. Boutter improvvisò una cerimonia funebre prima di rimuovere il povero pennuto dal campo. Al termine del match, l’autore del “delitto” avrebbe dichiarato di non aver fatto apposta e di aver, quantomeno, salvato la povera falena. Buffe coincidenze a parte, la sconfitta non andò giù al duo transalpino che nel 2003, replicando la finale del precedente gennaio, riuscì a trionfare vendicandosi con Knowles e Nestor. Dopo uno sfortunato 2003, l’obiettivo era ancora lo stesso: ripetere gli ottimi risultati ottenuti in terra australiana. Per il terzo anno consecutivo la coppia francese fece finale, riuscendo addirittura a bissare il successo ottenuto 12 mesi prima, stavolta battendo i gemelli Bryan per 2 set a 0. A fine partita, tanta era stata la tensione e la gioia della vittoria, i due si svestono quasi completamente, lanciando al pubblico presente allo stadio magliette, pantaloncini, racchette e via discorrendo: nudi alla meta insomma.

La sua carriera entra nei giusti binari e nei tanti anni di onorevole servizio nel circuito si toglie diverse soddisfazioni: con i suoi vari comprimari (Santoro, Benneteau, Clement, Zimonjic e Bhupati) ha conquistato la bellezza di 25 titoli nel doppio di cui ben 3 vittorie Slam (ed altre 4 finali) e un’argento alle Olimpiadi di Pechino 2012 in coppia con Jo-Wilfried Tsonga, complice un cammino quasi perfetto dei Bryan che portarono a casa l’oro. Se nel doppio Llodra è da considerarsi un maestro, va detto che anche in singolare ha ottenuto dei buonissimi risultati, con la conquista di 5 titoli ATP (andate a chiederlo al povero Benneteau se sono pochi) e altrettante finali perse. Si impone a s-Hertogenbosch su Guillermo Coria nel lontano 2004 (l’anno successivo avrebbe perso in finale contro Mario Ancic) e, dopo tre anni focalizzati principalmente sul doppio, torna alla vittoria nel 250 di Adelaide aggiudicandosi tutti i set a disposizione. Pochi mesi più tardi riesce a fare filotto di Davydenko, Haase, Karlovic e Soderling aggiungendo alla sua bacheca il trofeo del 250 di Rotterdam. Nel 2010 si impone in 2 tornei; l’AEGON Internationl di Eastbourne e l’Open 13 di Marsiglia (perse in finale nel 2009 da Tsonga e avrebbe nuovamente perso proprio quest’anno con Del Potro). Tali risultati sono stati frutto di scelte che il transalpino ha ben ponderato: sicuramente avrebbe potuto fare qualcosa di più in singolare, ma con quanto di positivo ha dimostrato nel doppio, forse le sue scelte sono state giuste. Un personaggio analogico in un mondo digitale: forse questo è ciò che comporta scegliere la strada di giocatore serve ‘n volley nel 21esimo secolo, ma la sua passione per il gioco di Stefan Edberg e la sua sensibilità con la racchetta hanno reso questo suo stile di gioco sia bellissimo da vedere, sia molto prolifico a livello di risultati, come abbiamo visto. Uno dei pochi in classifica a preferire ancora le corde di budello alle più moderne fibre sintetiche: lo stesso Llodra ha parlato di come tali corde gli permettano un maggiore controllo sulla pallina, al contrario delle altre che invece incentiverebbero un maggiore gioco da fondo campo, non mettendolo così in condizioni di esprimere il suo miglior tennis. A dir la verità, non è solo il gioco a volerlo accostato ai giocatori del secolo che fu, ma anche il temperamento a volte sopra le righe, in contrasto con la politica dell’eleganza propugnata negli ultimi anni.

Considerato non proprio il massimo della simpatia da alcuni suoi colleghi, Michael ha addirittura rischiato di venire alle mani con il suo connazionale Benoit Paire: nel torneo di Miami di quest’anno, nel match che li ha visti come avversari, i due si sono più volte ripresi dopo che Llodra aveva rimproverato Paire per stare, a detta sua, condizionando l’arbitro con delle lamentele continue. Offese su offese e stretta di mano negata da parte del giovane tennista di Avignone, che è uscito sconfitto in 2 set, vista anche la tensione accumulata in quell’occasione. Dopo aver lanciato una pallina sul pubblico a suo avviso “troppo rumoroso”, si è reso protagonista di due episodi ancor più spiacevoli. Al Roland Garros 2011 apostrofò il giudice di sedia marocchino Mohammed El Jennati dicendogli “non è un mercato questo, non stiamo vendendo tappeti!”. Non contento, in una partita al torneo di Indian Wells 2012, fu accusato di aver proferito insulti razzisti ai danni di un gruppetto di cinesi che stavano seguendo la partita dagli spalti. Michael si è giustificato sostenendo di non averli insultati in modo razzista, oltre ad essersi scusato, ma avuto l’idea di uscirsene con un maldestro tentativo di mediazione: “Le mie parole non erano contro la Cina, a me piace la Cina, potrei anche fare l’amore con una cinese”. Cattivo gusto oppure il solito Llodra da copertina? Gli allenatori che lo hanno seguito, tuttavia, lo ritengono una gran brava persona, nonostante l’irascibilità, descrivendolo come un giocherellone instancabile oltre che un grande professionista. Nel 2005, durante il torneo di Miami, Michael, dopo la sconfitta subita nei quarti di finale con Davydenko e Hrbaty in coppia con Clement, decide di insinuarsi nell’armadietto di Ivan Ljubicic completamente nudo per, a detta dello stesso Llodra, “carpire le vibrazioni positive che generava vincendo così tanti match”. E’ fatto così Michael, con la sua “vena poetica” (“He’s a poet” si sentiva urlare dagli spalti di Miami durante uno dei suoi tanti tornei), il suo talento e il suo carattere, simbolo di chi non è come gli altri e, più che le serate di gala e le interviste politically correct, mette sul piatto ciò che sa fare meglio, senza compromessi e senza paura. Purtroppo il ritiro sembra avvicinarsi per il francese ormai 33enne: ha infatti espresso la sua volontà di passare più tempo sua moglie e con i 3 figli.

Se tutto andrà secondo i piani, Michael deciderà se appendere definitivamente la racchetta al chiodo al termine di questo 2013. Inutile dirvi quanto ci auguriamo che rimanga ancora a lungo sui campi da gioco, ma a livello umano dobbiamo tener conto delle necessità dell’uomo prima che della fame di vittorie del tennista professionista. Rispetteremo le sue scelte, come rispettiamo tutte quelle che ha preso fin’ora, con la speranza che un giorno qualcuno si soffermerà sulle immagini di un suo match innamorandosi della sua eleganza e del suo stile di gioco così incantevole. Se è vero che è l’ultimo “serve ‘n volleyer”, allora è anche vero che è uno dei migliori anche se, forse, non lo è dentro e fuori dal campo.

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