Si giocava per l’accesso ai quarti dell’edizione 2015 di Coppa Davis. 2-2 il risultato provvisorio dopo la disfatta di Seppi contro Kukushkin.
Nedovyedov contro Fognini. Una scelta curiosa ma sensata da parte dell’allenatore kazako: Nedovyesov ha nell’indoor la superficie migliore e tende a scambiare meno rispetto a un Golubev che avrebbe potuto mettere più in palla Fognini (contro il quale, infatti, era in netto svantaggio negli scontri diretti).
Il primo set scivola via senza break. L’unica occasione è nelle mani di Fognini, non capitalizzata. Nedovyesov è una bella sorpresa: discontinuo da fondo ma a tratti implacabile con il servizio. Nel tie break da segnalare anche tre ace.
Nel secondo la situazione si ribalta: Fognini chiude 6-3 dimostrando maggior solidità negli scambi lunghi contro un Nedovyesov più in difficoltà in risposta (solo otto punti ceduti dal ligure in tutto il set). Il terzo set scorre sulla stessa falsariga: Fognini, seppur costantemente in lotta contro se stesso e i giudici di linea (oggi, a dire il vero, a buon ragione), sembra ormai navigare sicuro verso la strada spianata della vittoria. Tutti pensavano che l’effetto sorpresa creato da Nedovyesov si fosse rapidamente esaurito.
Nel quarto, però, Fognini soffre un palese calo di tensione, evidente soprattutto nel secondo game (servizio ceduto a zero con due doppi falli), che gli costa la quarta partita. Si va al quinto. Nedovyesov, tra ace, rovesci vincenti e anche un coraggioso serve & volley in un momento delicato, vola sul 4-1 e servizio. Adesso è lui, però, a soffrire e a rimettere in gioco l’avversario (anche qui con due doppi falli). Dal 1-4 al 5-4 Fognini. Quando tutto sembra in discesa, neanche a dirlo, Nedovyesov chiude il successivo game a zero e poi, coadiuvato da un gran servizio ritrovato, pone fine a una battaglia durata quasi quattro ore.
Le considerazioni a fine match sono sempre le solite: indipendentemente dalle scelte di Barazzutti, contro cui è facile scagliarsi a giochi ormai fatti, è altrettanto certo che l’indoor non sia una superficie congeniale a Fognini. E altrettanto evidente, oltre che fastidioso, è l’atteggiamento di Fabio in campo: supponente, arrogante, sempre alla ricerca di una giustificazione. L’impressione è che faccia un favore a qualcuno mentre gioca. Un palleggio prima del servizio, due scambi ed errore, al cambio campo non si siede per ricaricarsi. Una disperata ricerca dell’anticonformismo da lasciare sinceramente basiti e la neanche più tacita comune consapevolezza che con un cervello e una passione diversi la carriera di Fognini sarebbe (stata?) a ben più alti livelli. Ma la passione e la professionalità non sono facili da insegnare.