Ciao Lorenzo, è un piacere poterti intervistare. Grazie per il tempo che dedichi a “Il Mondo del Tennis”.
Ciao Federico, figurati.
– Sei uno dei telecronisti di SuperTennis Tv, canale interamente dedicato allo sport con la racchetta. Puoi illustrare ai nostri lettori il percorso che hai intrapreso per diventare giornalista e telecronista sportivo?
– Dopo aver conseguito la maturità classica, ho frequentato il corso di laurea quinquennale in scienze della comunicazione all’Università “La Sapienza” di Roma, laureandomi nel 2006. Successivamente, ho frequentato la scuola di giornalismo della Lumsa. Sono diventato giornalista pubblicista nel 2004 e, dopo la scuola di giornalismo, ho superato l’esame da professionista.
Una volta entrato a SuperTennis nel 2008, con la nascita del canale, mi sono specializzato nelle telecronache, a cavallo tra il 2008 e il 2009.
– Quali sono state le tue esperienze professionali prima di approdare a SuperTennis? Ritieni siano servite come trampolino di lancio per il lavoro di cui ti occupi attualmente?
– Senz’altro, mi hanno aiutato a capire questo mondo, per nulla facile. Ho fatto anni di “gavetta”, collaborando per giornali sportivi come Il Corriere Laziale, che si occupava di calcio giovanile, o per alcune radio private in cui mi occupavo prevalentemente di sport. Iniziai a Radio Meridiano 12 nel 2005 e, proprio per questa radio, cominciai a seguire i miei primi Internazionali al Foro Italico; era l’anno della splendida finale tra Nadal e Coria.
– Com’è nata in te la passione per il tennis? Hai sempre sognato di fare questo mestiere?
– La passione per il tennis me l’ha contagiata mio padre. Da piccolino pensavo solo al calcio, poi mio papà mi convinse a provare lo sport con la racchetta. Iniziai a giocare nel 1993, avevo 11 anni e mezzo. Mi piacque, cominciai a praticarlo con regolarità fino ad appassionarmi al tennis giocato, visto dal vivo e in tv.
Assistere alla finale degli Internazionali di Roma del 1994, in cui Sampras sconfisse Becker, fu per me il momento in cui capii che il tennis aveva ormai spodestato il calcio tra i miei sport preferiti. Vien da sé che, da allora, mi sarebbe piaciuto, un giorno, poter lavorare nel tennis.
– Qual è stata la prima partita che hai commentato?
– Nel gennaio 2009 comprammo i diritti del torneo ATP di Auckland. Commentai la finale in cui Juan Martin Del Potro sconfisse Sam Querrey. Naturalmente ero tesissimo ma fu un’esperienza magnifica, che mi porto ancora dietro e che, da allora, mi ha fatto guardare con molta simpatia al campione argentino.
– Ce n’è qualcuna, tra tutte quelle che fin’ora hai visto, che non potrai mai dimenticare?
– Ce ne sono diverse ma, se dovessi scegliere, direi le partite di Coppa Davis dell’Italia. Per il clima che si respira, per il fatto che in quel momento commento gli incontri della nostra Nazionale.
Il giorno in cui Fognini sconfisse Murray a Napoli rimane indimenticabile, ad esempio. Quella partita la commentai con grandissima emozione, grande adrenalina.
– Fare una telecronaca comporta l’osservanza di alcune consuetudini. Quali sono gli step e le regole più importanti da seguire?
– Solitamente non mi preparo nulla di scritto, vado a braccio. Sono un fanatico delle statistiche e, prima di entrare in cabina di commento, mi studio a memoria tutte quelle cose che possono servirmi per poter dare informazioni in più sulle tenniste o sui tennisti in campo.
A mio avviso un telecronista deve parlare il meno possibile durante gli scambi, in quanto non è il protagonista in quel momento ma solo una guida che ha il compito di tenere compagnia al telespettatore e impreziosire il tutto con qualche curiosità e statistica.
– Che conoscenze deve avere un telecronista?
– Il lessico è fondamentale. Occorre conoscere i vocaboli tecnici del tennis. Bisogna poi sempre informarsi, prima dell’inizio di un match, sul cammino dei tennisti nei tornei, sui precedenti e magari su notizie o curiosità che hanno accompagnato un atleta in quella settimana di partite.
– Ci sono giornalisti sportivi che esprimono la propria opinione motivandola, altri che mantengono una linea il più possibile imparziale ed altri ancora che cercano di mediare. A quale scuola di “pensiero giornalistico” senti di appartenere?
– Dipende dai casi. Non sono contrario all’idea di dare un’opinione, purché non la si imponga. La mia motivazione su un determinato tema potrebbe non trovare d’accordo alcuni spettatori o lettori ma, qualora si crei un dibattito, è bene potersi confrontare.
Nel ringraziarti per la disponibilità, seguiremo sempre con interesse le tue telecronache su Supertennis Tv.
Grazie, un saluto.
A presto,
Federico
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