Juan Martin Del Potro: i guai sembra non finiscono mai

Mentre il campione di Tandil è, ancora, alla ricerca della sua forma perduta il fisco del suo paese non ha perso tempo a raggiungerlo per contestargli un'evasione fiscale aggravata!

Per il campione di Tandil i guai, quindi,  sembrerebbero non avere fine. Dopo l’ennesimo, stentato, tentativo di rientro nel circuito, culminato con il forfait al Roland Garros, il vincitore degli Us Open 2009,  viene ora sottoposto ad una accusa di evasione fiscale aggravata.  Il canale via cavo C5N avrebbe, infatti, diffuso  la notizia che gli agenti del fisco argentino avrebbero ispezionato i registri contabili di Juan Martin del Potro.

I FATTI – Secondo il canale via cavo C5N, Del Potro avrebbe omesso di versare 1 milione di pesos (65.000 € al valore corrente) che corrispondevano all’imposta dei redditi per il 2010, così, come indicato dalla AFIP: l’agenzia delle entrate argentina.

Il campione argentino avrebbe occultato alcuni introiti derivanti da compensi per partecipare ai tornei e diritti di sfruttamento della sua immagine, attraverso la società uruguagia Bongarden S.A. di proprietà del padre, detentrice dei diritti d’immagine dell’argentino. La Bongarden S.A avrebbe incassato, solo nel 2010, 3.570.000 di  dollari americani a  fronte di contratti firmati con Visa, Coca cola, Rolex, Nike, Wilson e Sony. E, proprio dalla Bongarden, a sua volta  Del Potro avrebbe ricevuto 982.750 dollari.

Juan Martin Del Potro ha dovuto dare forfait al Roland Garros per il solito problema al polso
Juan Martin Del Potro ha dovuto dare forfait al Roland Garros per il solito problema al polso

LA REPLICA DELL’ARGENTINO – Non si è fatta attendere la replica di Del Potro. Il suo avvocato,  Juan Manuel Álvarez Echagüe, ha, infatti, prontamente diffuso un comunicato stampa in cui nega tutti i fatti riportati dal canale C5N.  Vogliamo smentire, dice Juan Manuel Álvarez Echagüe, che sonoi avvenute ispezioni del fisco nei domicili fiscali, legali o personali di Juan Martín del Potro e delle società in cui lui od i suoi familiari posseggono partecipazioni, come pure nelle sedi sei suoi avvocati o dei suoi commercialisti.  Inizieremo subito un’azione legale, sia civile che penale, contro coloro i quali hanno diffuso queste false notizie.

 

 

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