FEDERER ETERNO Roger Federer domina Wawrinka al quinto set e ritorna magicamente, dopo l’ultima volta nel 2015, a giocarsi l’atto conclusivo in un major, che a Melbourne Park mancava da sette lunghissimi anni; l’ultima occasione infatti l’aveva avuta nel lontano 2010, nella quale peraltro era riuscito a battere l’attuale N°1 del mondo Andy Murray. L’atmosfera elettrizzante è quella dei grandi incontri, quella delle battaglia più epiche; le vivaci sfumature del pittoresco contesto australiano, il clima magico della sfida fra i due rivali-amici Roger e Stan, le avvincenti dinamiche di una semifinale Slam, e per di più l’appassionante trama, Re contro Recida, che si intreccia col sentito derby svizzero, in cui i due attori principali si rendono fautori di un match memorabile conclusosi soltanto nell’estenuante e coinvolgente quinto set, paiono conferire alla semifinale tutta svizzera ancor più fascinazione emotiva. Federer, si trova per l’ennesima volta nella sua leggendaria carriera, ad un passo dal riscrivere la storia, dal tanto bramato, ma non immancabile, 18° titolo Major, che nelle ultime tre finali disputate gli è sempre sfuggito per mano del cannibale Djokovic; nell’attesissimo epilogo infatti, il fuoriclasse elvetico sarà opposto al vincitore della seconda imperdibile semifinale, tra il bulgaro Grigor Dimitrov, fresco trionfatore nel torneo-preparazione in quel di Brisbane, che sembra aver finalmente acquisito consapevolezza nel processo di tardiva maturazione tennistica; e il combattente spagnolo Rafael Nadal che pare stia ritrovando fame agonistica ed autostima, supportato finalmente da una ritrovata condizione fisica.
Si profilerebbe all’orizzonte quindi, un’eventuale romantica finale tra Rafa Nadal e Roger Federer, che richiamerebbe alla memoria degli appassionati una decade caratterizzata da una rivalità emozionante e coinvolgente, che sarebbe la perfetta cornice conclusiva del Major australiano; non da meno il possibile scontro con il baby-Fed bulgaro Dimitrov, nel quale andrebbe in scena sicuramente una finale scoppiettante visto lo spumeggiante, estroso e soave tennis di cui i due giocatori sono assoluti interpreti. E’ chiaro che, un rientro così sorprendente, dopo sei lunghissimi ed interminabili mesi di totale assenza dal circuito dovuti ai capricci del menisco sinistro, pare avvalorare lo straordinario percorso fin qui compiuto dal fenomeno elvetico, chiamato ora all’estremo ed appagante finale sforzo. Nella semifinale Federer è sceso in campo con la consapevolezza di un campione che nonostante abbia sconfitto tutti e stravinto tutto, ha l’imperitura passione, l’instancabile dedizione, l’ammirevole spirito di sacrificio, la fenomenale abilità di migliorarsi e reinventarsi tatticamente, di tenere a bada le nuove generazioni, la capacità di rinnegare coraggiosamente la resa, appagata più che appannata dagli innumerevoli trionfi, il fascino assoluto ed immortale di chi sempre e comunque permane al centro della scena, di chi riesce ancora a sorprendere, di chi tenta mirabilmente di arginare l’inesorabile scorrere del tempo, unico suo vero nemico. Rimane l’assoluta certezza dell’irripetibile occasione che ci è concessa nel potere assistere con i nostri occhi al compiersi della leggenda. Comunque vada la finale, giù il cappello davanti al Re!
Antonio Mulone