1933, l’anno del Grande Slam mancato di Jack Crawford

Nelle previsioni, il 1933 sarebbe dovuto essere l’anno di Ellsworth Vines. In effetti, l’americano aveva effettuato il viaggio d’inizio anno in Australia per un torneo che doveva rivelarsi un trionfo e che avrebbe invece evidenziato la fragilità emotiva del giovanotto di Los Angeles, sconfitto a sorpresa, da numero 1 del tabellone, dal diciassettenne Vivian McGrath, curiosamente abilissimo nel giocare il rovescio a due mani. Di colpo, l’australiano Crawford ha la possibilità di conservare senza difficoltà il titolo già vinto nei due anni precedenti, stavolta battendo in finale Keith Gledhill, 2-6 7-5 6-3 6-2, dopo aver concesso due set all’altro americano Wilmer Allison in semifinale.

ASPETTATIVE – Preme ricordare che a 25 anni Jack Crawford ha fatto parlare poco di lui in precedenza. Ha colto il suo terzo titolo australiano di fila, ma è pur vero che non è ancora mai riuscito a brillare fuori dai confini nazionali, modestamente impegnato nei precedenti tour europei. Tutti ricordano ad esempio la “scoppola” incassata proprio da Vines a Wimbledon dell’anno prima. Con un tale avversario, Jack Crawford non sembra destinato ad un grande futuro, ed invece… L’australiano ha riflettuto a lungo sui suoi fallimenti passati, alla ricerca di una soluzione per contrastare la violenza dei colpi di Vines. Ed è giunto alla conclusione che si possono arginare le cannonate di servizio del campione californiano senza eccessivo sforzo, conservando alla palla tutta la sua energia semplicemente con un’opposizione giudiziosa, in base allo stesso principio per il quale lo specchio riflette la luce. La sua forza, il polso di ferro  e la varietà dei colpi avrebbero fatto il resto.

PARIGI COME ANTIPASTO – Forte di queste convinzioni Crawford giunge a Parigi in maggio per il torneo del Roland-Garros. Se quella stessa terra battuta fino ad ora mai lo aveva visto protagonista, per Jack stavolta la competizione è una sorta di passeggiata di salute. Testa di serie numero 2, lascia un set per strada al giapponese Miki e al cecoslovacco Von Rohrer, demolisce il francese Boussus ai quarti di finali, fa altrettanto con l’altro rappresentante del Sol Levante in semifinale, Jiro Satoh, per poi spazzare via in finale il campione in carica e già cinque volte vincitore del torneo, il beniamino di casa Henri Cochet, sempre in tre set, 8-6 6-1 6-3. Nessuno ancora, nonostante il trionfo parigino che segue quello australiano, ha l’intuito di pensare quel che potrebbe accadere a Crawford di lì a qualche mese. Anche perché il solito Vines è indiscutibilmente il giocatore di riferimento e in testa ai pronostici per l’imminente appuntamento di Wimbledon, così come la Coppa Davis sembra promessa al giovane californiano e ai suoi compagni di squadra.

IN VETTA ALLA CLASSIFICA – Ma è proprio a Wimbledon che Crawford conquista la palma di numero 1 del mondo. Dopo aver rischiato al debutto con lo spagnolo Enrique Maier che lo costringe al quinto set, ha via libera verso la finale, che lo vede puntuale al pari del rivale più accreditato, Vines stesso, che ha sbaragliato in semifinale Cochet in cerca di rivincite dopo la delusione parigina. La finale è magnifica, probabilmente la più appassionante del decennio, e dopo più di tre ore di combattimento serrato in cui l’australiano ha respinto con successo le cannonate dell’americano, i due giocatori si trovano sul 4-4 al quinto set. Affaticato, Vines ha una leggera flessione al servizio e può solo guardare le ultime palline del suo avversario toccare le linee. Vince Crawford, 6-4 al parziale decisivo, e questa volta già qualcuno comincia a parlare di “terzo tassello” per una prodezza che ancora nessuno chiama Grande Slam. Ed ecco che l’Australia e Crawford diventano pure i favoriti per la Coppa Davis. Ma l’Inghilterra di Austin e Fred Perry gioca un brutto scherzo agli oceanici e l’insalatiera prende un’altra destinazione.

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BEVANDA FATALE – L’ultimo grande torneo dell’anno a Forest Hills è drammatico. Crawford gioca meravigliosamente come suo solito, batte Frank Shields in semifinale mentre Vines è già fuori dai giochi, inopinatamente eliminato da Bryan Grant, non proprio un iradiddio. All’ultima sfida Crawford trova la stella nascente del tennis inglese e mondiale, nonché vincitore della Coppa Davis contro i francesi, appunto Fred Perry. Tutti ormai parlano dell’exploit che l’australiano sta cercando di realizzare, e Jack, il giorno prima della finale, comincia a sentirsi nervoso per la prima volta nella sua vita. Vincent Richards, che fu campione olimpico in singolare e doppio a Parigi nel 1924, lo consiglia di prendere una strana miscela che gli permette di trascorrere una buona notte. Il giorno dopo, sotto una calura estenuante, Crawford si porta avanti due set a uno, 3-6 13-11 6-4. Durante il riposo, pensa che sia meglio stare al sole ad aspettare mentre Perry si precipita sotto la doccia. Per calmare il nervosismo crescente, l’australiano consuma la bevanda che così tanto bene lo aveva fatto dormire.

L’EPILOGO – Bum. Alla ripresa del match, è tutto un altro gioco quello a cui assistono gli attoniti spettatori. Perry è scatenato e mette l’avversario a tre metri dalla pallina, vincendo gli ultimi due set 6-0 6-1! Per Perry è il primo grande titolo, che lo porterà l’anno dopo al numero 1 del mondo. Per Crawford, è già la fine di un regno durato una sola estate… Per quanto riguarda la strana bevanda ingerita durante questa storica finale, molti osservatori l’hanno ritenuta responsabile per il fallimento del primo Grande Slam della storia del tennis. E’ possibile, ma la sua esatta natura non è mai stata ufficialmente rivelata. Quel che è sicuro, per contro, è che quella bevanda a base di alcool (Crawford era solito bere whisky durante gli incontri) è certamente eccellente per trovare rapidamente il sonno, ma non è raccomandata durante partite di tennis sotto il sole cocente!

Di Nicola Pucci

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