Fin dall’inizio di questo torneo non sono mancate emozioni con l’eliminazioni di diverse teste di serie dalle quali ci si aspettava un po’ di più. Al 1 turno ci ha abbandonati il numero 9, John Isner, sconfitto dal giovane Reilly Opelka suo conterraneo; mentre al 2 turno sono usciti il quinto e il settimo del ranking: Kevin Anderson, battuto dal Next Gen Frances Tiafoe, e Dominic Thiem, eliminato dalla Wild Card australiana Alexei Popyrin. Caso a parte è Andy Murray, che è ritornato in campo dopo mesi di stop per l’operazione all’anca. Lo scozzese è stato sgominato da Roberto Bautista Agut, sì, già al primo turno, ma dopo un battaglia durata più di quattro ore, in cui lo spagnolo ha dovuto sudare per portarsi a casa la partita. Dunque Murray, che aveva annunciato il suo ritiro dopo Wimbledon proprio qualche giorno prima, ha voluto lasciare un segno indelebile sul campo australiano. Il calore del pubblico nei confronti dello scozzese, manifestato con uno scroscio di applausi verso la fine del match, rimarrà uno dei momenti indimenticabili di questo AO.
Nel singolare femminile ci abbandonato un po’ troppo presto la numero 9, Daria Kasatkina, sconfitta da Timea Bacsinszky, e la numero 10 Kiki Bertens, eliminata da Anastasija Pavljucenkova, rispettivamente al 1 e al 2 turno. Anche la detentrice del titolo e terza del ranking, Caroline Wozniacki, è stata sconfitta già al terzo turno da una Maria Sharapova che ancora però non riesce a ritrovare la forma giusta per decollare nuovamente. Abbastanza bene hanno fatto gli italiani non propriamente Top, eliminati al terzo turno, come Andreas Seppi, sgominato da Tiafoe, e Thomas Fabbiano, sconfitto da Grigor Dimitrov, che ha però scalato la classifica di 17 posizioni, stabilendosi al numero 85. Meno bene i Top azzurri che hanno un po’ deluso, uscendo anche loro al terzo turno. Pablo Carreno Busta ha sconfitto Fabio Fognini, mentre Camila Giorgi è stata battuta da Karolina Plískova.
La vicenda che farà discutere ancora molto è il punto controverso al tie-break durante la sfida tra Carreno Busta e Kei Nishikori. La palla dello spagnolo, dopo aver preso la rete, finisce sulla riga nel campo di Nishikori che risponde con un tiro vincente, ma un istante dopo il colpo il giudice di linea chiama ‘out’ la palla di Carreno che sta correndo dalla parte opposta ed è quindi impossibilitato a raggiungerla. L’arbitro dà immediatamente il punto al giapponese, nonostante le proteste di Carreno che sostiene di essersi fermato per la chiamata. Malgrado il giudice di sedia conceda il challenge, il suo giudizio rimane invariato perché, a suo dire, lo spagnolo non è stato disturbato in quanto stava correndo dalla parte opposta al colpo e non sarebbe riuscito a rispondere comunque. Il fatto ha diviso il pubblico e gli esperti del settore, tra chi avalla la decisione dell’arbitro e chi ritiene che Carreno sia sta derubato. Anche perché lo spagnolo, sentendosi defraudato, ha perso la testa, dando in escandescenza, sprecando così il vantaggio che aveva e uscendo sconfitto dal match.
Altro tennista a dare in escandescenza è stato Alexander Zverev. Dopo aver perso i primi due set in malo modo, il suo avversario Milos Raonic gli ha consesso solo 2 game, ha distrutto completamente la sua racchetta. Frustrazione? Delusione? La rabbia è anche giustificabile, ma così facendo si allontana un po’ dalle simpatie del pubblico e rischia di non creare quel certo feeling di cui i tennisti, proprio perché soli durante le partite, hanno bisogno come un sostegno psicologico.
Momenti magici sono stati vissuti da Lucas Pouille e Danielle Collins che inaspettatamente si sono portati avanti nel torneo arrestandosi entrambi in semifinale. Il primo, attualmente numero 17, ha terminato la sua corsa scontrandosi con Djokovic, poi trionfatore del torneo; la seconda, vincitrice solo di un WTA 125s, è stata battuta dalla finalista Petra Kvitova. Come nelle favole, hanno raggiunto sogni inaspettati, creando empatia con gli appassionati che in fondo facevano un po’ il tifo anche per loro. Chi ci ha abbastanza sorpreso, è stato Stefanos Tsitsipas, forse il Next Gen con più speranze di divenire un campione alla stregua degli attuali. Che era bravo lo avevamo già capito, che fosse in fiducia pure, ma addirittura battere Roger Federer, forse questo no, non ce lo saremmo aspettati, anche se in quel quarto turno, il King non ha certo dato il meglio di sé. Forse a causa della palline con le quali, ha dichiarato lo svizzero, non si è trovato molto a suo agio. Poi il greco ha incontrato l’uragano Rafael Nadal che gli ha fatto perdere le sue certezze, battendolo in tre set e concedendogli solo sei game.
Due parole vanno spese anche per il nostro Lorenzo Musetti, sedicenne di Carrara, che si è imposto in tre set su Emilio Nava, statunitense di origine messicane, vincendo così la finale junior e detenendo il primato di essere il primo italiano in assoluto ad aver vinto a Melbourne. Per quanto riguarda i doppi, i lanciatissimi Pierre-Hugues Herbert e Nicolas Mahut, attualmente in quinta posizione del ranking, hanno sconfitto Henri Kontinen e John Peers ; invece, nel doppio femminile, le detentrici del titolo, Tímea Babos e Kristina Mladenovic, sono state sconfitte in finale da Samantha Stosur e Zhang Shuai.
Come in tutti i tornei, le finali sono i momenti più suggestivi ed anche quest’anno non sono state da meno. Quella femminile, che ha visto imporsi l’Osaka sulla Kvitova in tre set, non è certo stata una partita priva di emozioni, del resto quando c’è la giapponese in campo non mancano mai. L’Osaka, che sembrava avesse già in mano la coppa sul finire del secondo set, si è fatta riprendere dalla ceca. Questo le ha provocato un gran sconforto che le ha fatto perdere fiducia anche all’inizio del terzo set. Da vera campionessa, però ha ritrovato la serenità e ha vinto, facendo felici i suoi fan, sicuramente dispiaciuti per l’amara vittoria agli Us Open 2018, e approdando in vetta al ranking. Del resto anche la Kvitova si meritava di vincere, oltre ad aver fatto un discreto match, una sua vittoria sarebbe stata una bel riscatto dopo l’incidente del 2016 in cui le avevano accoltellato la mano sinistra, con la quale gioca.
La finale maschile invece è stata forse meno avvincente. Indubbiamente tutti contenti per il numero 1 Djokovic che, con il suo trionfo, segna una definitiva rinascita dopo diversi di mesi di carriera altalenante, ma dal suo avversario, Nadal, ci si aspettava un po’ di più. Anche lo spagnolo era stato fermo negli ultimi mesi a causa della caviglia, ma dopo un gran torneo e un match ai limiti della perfezione come quello giocato con Tsitsipas si pensava, e si sperava, ad una finale mozzafiato. Invece non è stato così. Festeggiamo comunque il serbo, indiscusso campione che attualmente appare davvero imbattibile, che vincendo questi AO ha raggiunto il suo settimo titolo dello slam australiano, portandosi avanti di uno su Federer.
Insomma tra leoni che si risvegliano, leoncini che crescono e leonesse che iniziano a ruggire, questo mondo del tennis è tutta una savana da ammirare. Appostiamoci e restiamo a guardare: la prossima mossa è in agguato.
di Isabella Bonciani