-I primi turni dei due big, finalisti alla ricerca di un nuovo ultimo atto, sono perfetti per i deboli di cuore, che nelle sfide di Federer e Nadal troveranno la tranquillità e la pace di un monastero zen. Lo svizzero, impegnato oggi nel secondo turno che lo ha visto opposto a Struff, ha amministrato con semplicità un break nei primi due parziali, per poi vincere quello decisivo in un tiebreak nel quale non ha dovuto fare nulla.
È chiaro come, in questo torneo, rappresenti il logico favorito per la vittoria finale, viste le condizioni fisiche eccellenti con le quali si è presentato all’appuntamento australiano ed allo strapotere caratteriale sul quale, da dodici mesi a questa parte, ha fatto perno per vincere partite anche nelle giornate meno positive.
Prossimo turno con Gasquet, di cui conosciamo il lato innocuo nel momento in cui si trova costretto a calcare lo stesso palco del Vate.
La marcia procede spedita, si attendono test più probanti.
-Djokovic non ha avuto un secondo turno agevole, e si è visto.
Nel primo set Monfils gioca meglio, addormenta volutamente gli scambi per poi affondare lungolinea, seguendo lo schema che, da sempre, adotta nei match contro il serbo. Comanda spesso da fondo, perché dall’altra parte della rete l’avversario è poco preciso.
Il francese vince il primo set, rischia di andare avanti nel secondo, quando poi, nel sesto game, trapassa, si assenta dal campo per quell’ora che permette a Djokovic di vincere i successivi due parziali, lamentando dolori, caldo (a tratti insopportabile, oggi, a detta di molti) e spossatezza. L’impressione è quella che, se Gael avesse continuato a giocare come fatto nei primi sessanta minuti, Djokovic sarebbe potuto uscire dal campo sconfitto.
Al prossimo turno avrà Ramos-Vinolas, un “cagnaccio”, come sono solito definirlo.
Vedremo che versione sarà del serbo, quella di oggi non mi ha pienamente convinto.
-Fognini perde il primo set e temo di dover assistere ad una partita già vista.
Invece, quando comprende la strada giusta da percorre, dimostra di avere ben più tennis di Donskoy e conquista agevolmente i restanti tre parziali. Nulla da dire, tre spanne di differenza tra i due, di talento, tattica e soluzioni di gioco.
Bennetau gli fa un regalo ed eliminando Goffin diventa il suo prossimo avversario.
Strana, la sconfitta del belga, che aveva dimostrato, nella preparativa Hopman Cup, una condizione ottimale. Il francese sarà un avversario alla portata del ligure, per il quale si apre uno scorcio di tabellone (Zverev o Del Potro) che, a livello teorico, potrebbe essere interessante, se non per la possibilità di vittoria, quanto almeno per lo spettacolo sicuramente offerto a livello di gioco.
Sarebbe sfida spumeggiante, speriamo di poterla apprezzare.
-La Radwanska vince la seconda partita consecutiva, evento di questi tempi più raro della morte di un Papa. Che dire, l’immancabile primo set gettato al vento prodigandosi in masochistici recuperi ed errori angoscianti non poteva mancare, ma di nuovo, dopo immane agonia, i restanti due parziali sono dimostrazione di regale superiorità.
Aga ti sfiletta, ti sfinisce, ti sfianca. Poi vince, esulta il giusto, ed a rete ti offre la mano con un briciolo di sdegno, andando probabilmente, dopo la stretta, a disinfettare i soffici polpastrelli con salviette che gelosamente custodisce all’interno della borsetta.
Un fascino ipnotico l’accompagna in ogni gesto. Fortunata la Hsieh che, battendo ciò che rimane di una Muguruza irriconoscibile, avrà l’onore di essere la sua prossima avversaria.
Lode a lei, candida polacca, unica portatrice di bene in un circuito spaventosamente rude.
-Sharapova-Kerber sarà il match clou del terzo turno. Angelique che torna ad essere quel muro che, due anni fa, le permise di imporsi su Serena Williams ed alzare al cielo il primo Slam della carriera, proprio in Australia. Maria che non è più La Maria, ma con le graziose colleghe che durante la pausa meldonium hanno osato pronunciare parole di disappunto su di lei, si trasforma, guaisce e le schiaccia. Da vedere, questo mutamento, è spettacolare, specie se attuato contro interpreti che fanno dell’autoreferenza l’unico talento del quale poter fare sfoggio.
Si affrontano due bionde, un terzino ed una caramellaia, nella terra in cui i nativi hanno capelli come il carbone.
Pronostico? Kerber, anzi no, Sharapova.
Che dico, sconfitte entrambe, o ambedue squalificate, che la vincente, poi, toccherà alla Radwanska.
E lì, per la polacca, non ci sarà davvero più nulla da fare.
Dal vostro cronista è tutto, a domani.