L’affamato demiurgo non si accontenta delle lodi e dei titoli finora conquistati, accompagnati da sottomesse preghiere che i fedelissimi adepti recitano con rispettosa fermezza. Difatti, è notizia delle ultime ore l’intenzione del Vate di conquistare la prima posizione mondiale giocando, da programma, tre dei rimanenti quattro master 1000 ed un Us Open nel quale partirà da logico favorito. È lotta aperta con il rivale Nadal, che, di nuovo, rappresenterà l’unico reale ostacolo tra lui e l’aureo traguardo. Perché sì, per Federer, quest’anno, parrebbero non esserci limiti, nessun ostacolo considerabile che possa impedirgli di continuare il bottino pieno da gennaio riempito sempre più con algida tracotanza tennistica.
Quella di Roger è ormai tirannide totalitaria. Il panorama, a suo modo di vedere, è dei migliori. Mai costretto a lotte che da sempre disprezza. Scende in campo, gioca, sciorina magie apparentemente elementari e domina gli accorati avversari, impotenti al cospetto di cotanto splendore.
La volontà di disputare, dopo anni di dolorosa assenza, il torneo di Montreal, indica chiaramente la situazione mentale e fisica che Federer, fin troppo prudente, ha il privilegio di gestire.
Insensate sono le teorie per le quali la stanchezza, nonostante le ormai trentasei primavere, prenda il sopravvento sul languido corpo dello svizzero. A livello atletico, con una preparazione fuori stagione che probabilmente il salice Djokovic copierà da cima a fondo, sembra essere a livello delle stagioni migliori. Regge le lunghe e faticose maratone (cosa che il campione in materia, Nadal, sembra non essere più in grado di fare), scatta, zampetta e danza.
Chi può interrompere la striscia trionfante? Apparentemente nessuno. Questo è ciò che più preoccupa, o affascina, nel prosieguo della stagione. Mi spiego, perché già sento il peso delle pietre scagliatemi addosso dall’enorme platea di supporter che segue lo svizzero.
Un circuito dominato da un unico uomo, sia questo proprio Federer, Nadal, Djokovic o Andreas Seppi, perde irrimediabilmente d’interesse. È logico sia così, nonostante la resuscitata rivalità con lo spagnolo.
Probabilmente, a fine anno, Roger guarderà con merito dall’alto l’intero mondo ATP.
Speriamo solo che, da qui a Dicembre, non saremo costretti a subire il supplizio di un glaciale soliloquio.