La Rod Laver Cup è la morte del tennis. Viva la Rod Laver Cup

Pro e contro di un torneo-esibizione che fa discutere - A cura di Tennis Fever

“Questo è uno dei miei tornei preferiti, penso che ci giocherò anche dopo che mi sarò ritirato. Tanto è tutto concentrato in tre giorni, si può fare”. Tappeto nero, 20mila persone sugli spalti dello United Center di Chicago, show e tanti bei dollaroni. E’ la Rod Laver Cup, il torneo-non-torneo che mette di fronte, l’una contro l’altra, due squadre di tennisti composte da alcuni dei migliori giocatori europei e del resto del mondo. Guidate – da chi se non da loro? – rispettivamente da Bjorn Borg e John McEnroe.

Le parole con cui abbiamo aperto l’articolo di oggi sono di Roger Federer, uno dei maggiori sostenitori della formula della Rod Laver Cup, presente sia l’anno scorso a Praga nell’edizione inaugurale, sia quest’anno. Allo svizzero piace molto l’esibizione (non chiamiamola torneo, per carità) per due motivi principali: il primo è che a Roger le esibizioni piacciono. Gli piace far vedere a tutti, sugli spalti e sul campo, che è e rimarrà per molto tempo il tennista più amato di sempre. E poi anche lui “tiene famiglia” e nella sua carriera non ha mai disdegnato (eufemismo) tutte le quelle situazioni che andassero a riempire il suo già gonfio portafoglio. Infine gli piace perché si diverte, genuinamente. Per questo il Re è il principale testimonial della competizione che porta il nome della leggenda australiana del tennis mondiale.

Ma la Rod Laver Cup divide gli appassionati di tennis come nessun altro appuntamento sportivo. Molti la odiano, altrettanti la amano. E siamo sicuri che generi lo stesso sentimento contraddittorio anche tra i giocatori (che però non possono dirlo ad alta voce).

Gli argomenti dei detrattori sono noti. In primis non piace l’essenza stessa del concetto di esibizione, dove l’agonismo è quello che è, dove puoi giurare che nessun tennista spremerà mai tutto se stesso per vincere una partita, dove perdere non è un dramma. Per i suoi haters, la Rod Laver Cup è solo una volgare macchina da soldi, che brutalizza il nobile gioco del tennis, commercializzando uno spettacolo da palazzetto. D’altronde, come altro si potrebbe giustificare che Federer e Djokovic, per la prima volta dalla stessa parte della rete, perdono in doppio contro Sock e Anderson? Eh, ma il doppio è un’altra cosa… Sì, certo, però c’erano 34 Slam contro zero in campo. E 34 Slam non si umiliano così.

Poi ci sono questioni più sottili. Come coloro che dicono che il tennis non sarà mai uno sport di squadra, ma essenzialmente individuale. Sono gli stessi chi criticano aspramente il modello Mundialito della nuova Davis. E a chi gli fa notare che nel golf la Ryder Cup (stessa formula) è il torneo più seguito dell’anno, loro rispondono che, sì, certo, ma quella c’è dal 1927…

Insomma gli argomenti non mancano. Ma quegli stessi argomenti sono alla base delle tesi anche dei sostenitori della Rod Laver Cup. Intanto, il primo vero punto a favore è che concentra i tre giorni il (quasi) meglio del tennis mondiale. E non succede tutti giorni. Così come non succede tutti giorni di veder giocare insieme Roger, Nole o Rafa. Qui sta la vera differenza tra detrattori e ammiratori. I primi non sopportano di vedere i top player “buttare via” il loro talento come se fossero al circo. I secondi vanno oltre l’aspetto tecnico e godono nell’assistere all’evento in sé. Che poi, a ben vedere, è in grado anche di offrire momenti di raro spettacolo.

Chi per tutto l’anno si lamenta del fatto che il tennis stia diventando un monotono sport per pallettari che se le danno di santa ragione da una parte all’altra della rete, in cui la tattica e la forza prevalgono sulla tecnica e il talento, non può non apprezzare il fatto che i giocatori – alleggeriti dalla tensione di dover portare a casa il risultato ad ogni costo – si lascino andare e provino cose che in un Major non si azzarderebbero neanche a pensare. Anche qui la differenza è basica: c’è chi dice che senza ricerca del risultato non c’è spettacolo, chi invece lo ritiene una zavorra.

Insomma, ce n’è da discutere per una settimana. Se lo volete fare, come se foste al bar del vostro circolo, potete usare questo spazio. Che lo show – scusate, il dibattito – abbia inizio.

 

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0 comments
  1. Il doping, le scommesse, le partite truccate, sarebbero quelle la morte di uno sport come il tennis… Lo sport può e deve essere anche intrattenimento, e se una volta l’anno si gioca anche e soprattutto per far divertire il pubblico, che ben venga la Laver Cup. Chi non la vuol vedere cambi canale per quel weekend e guardi il calcio…

  2. Un esempio di “morte del tennis” è dato dalle abominevoli regole delle Next Gen Atp Finals, non dalla Laver Cup. Attualmente si, ufficialmente è un torneo di esibizione ma, fidatevi, l’agonismo è tanto ed i giocatori fanno di tutto per vincere i loro match e quella coppa. E, inoltre, il gioco di squadra, l’incitarsi, il divertirsi tutti insieme sono l’essenza dello sport. Perciò, ben venga la Laver Cup.

  3. É uno spettacolo e come uno spettacolo va presa. Se poi i giocatori ci tengono e si impegnano, ben venga. Io non la guardo perché non mi interessa, ma non per questo deve essere per forza una cosa brutta, anzi mi sembra abbia molti consensi. Se è per quello anche il motociclismo mi annoia e non lo guardo ma tutti impazziscono per Vale e co. Ben venga la Laver Cup

  4. Fantastica ed emozionante. Quest’anno poi il livello é stato ancora più alto e le partite tutte combattute in pochissimi punti; nessuno voleva perdere. Nelle esibizioni come Hopman cup se perdono ridono o fanno solo show, qui no, intensità e adrenalina allo stato pure. Chi dice meglio i tornei classici, evidemente non hanno visto la palla di torneo di Metz e San Pietroburgo questa settimana. La semifinale di Stan c’erano 5 persone a vederla. Dai su non diciamo assurdità…certi tornei anche 500 a volte sono una barba infinita. Una volta l’anno ci sta e ci vuole anche la LC. Lunga vita alla Laver Cup. Il prossimo anno Ginevra non me la toglie nessuno ahahha.

    1. Mario Damiano è un esibizione, non vale per i punti ma sono comunque grandi match molti e nessuno tra professionisti ha l’approccio mentale “se perdo pazienza è un amichevole”… Magari negli slam, masters ecc molti saranno più concentrati e motivati e come dargli torto.. è normale (tranne chi si caga addosso) che nello sport più la competizione conta e più stai duro, ma sembra ci tengano a sta laver Cup…; Se pensiamo alle 1000000 partite di calcio amichevoli che abbiamo visto da addormentarsi al 5°minuto ben venga la laver Cup, inoltre, anche il altri sport individuali come ad esempio il TT (ping pong), fanno china vs world, anch’essa non vale per i punti ma i giocatori convocati sono i migliori e giocano seriamente lo stesso!!

    2. Mirko Aschiero rimango della mia opinione, è una buffonata con reazioni emotive dei giocatori esagerate e paradossali proprio per far finta che sia una cosa seria. Se poi me lo paragoni al calcio hai gioco facile, parliamo sempre di tennis che è lo sport più bello al mondo.

  5. Mario Damiano. Che male anzi che bene c’è a far appassionare al tennis. Finto lo pensi tu non i milioni di telespettatori. Sei il classico …contro . Siamo noi stupidi che crediamo siano finte. Guards il calcio la tua vera passione. O no ?

  6. Mi assumo la totale responsabilità di dire che non ho mai letto un tale concentrato di stupidaggini come in questo articolo. La Laver Cup, come ha detto anche Bjorn Borg, è una cup. Ma con la bellezza del gioco di squadra, del creare e/o dare la possibilità ai migliori giocatori di legare l’uno con l’altro. Ciò che i ritmi di uno slam o di un ATP non consente. Di cimentarsi nel doppio, che è come parlare un’altra lingua, per chi il doppio non lo disputa mai. Tre gg in cui tutti i giocatori sono in campo per sostenersi a vicenda e con due capitani che hanno fatto la storia di un periodo che difficilmente si può dimenticare. Andare a cercare sempre e comunque motivi faziosi in uno dei pochi, se non l’unico sport genuino lo trovo davvero deplorevole. E poi c’è sempre uno strumento, il telecomando, che consente di non guardare la Laver Cup. Ma, fateci il piacere, di non gettare fango sempre e comunque laddove fango non c’è. Grazie

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