In molti, nelle ultime ore, ne hanno parlato. Camila Giorgi, solitamente presente tra le testate giornalistiche a causa delle rinomate e scellerate sconfitte, si toglie, al torneo di Praga, una soddisfazione degna di nota, estromettendo dal tabellone la padrona di casa Karolina Pliskova. La ceca, vittima probabile di una strana allergia alla terra rossa che le paralizza il sistema muscolare, si è resa protagonista di una prestazione opaca e scialba, esprimendo, sul campo, un tennis monotono e statico, facile preda di una Giorgi stranamente concentrata. Fatte le dovute premesse, necessarie al fine di comprendere appieno lo svolgimento dei fatti, non posso far altro che congratularmi vivamente con la bionda marchigiana. Tralasciando però il punteggio, già destrutturato in ogni suo aspetto, vorrei soffermarmi sul mero aspetto tattico.
Tanti, tra addetti ai lavori e non, hanno visto in questa vittoria una nuova rampa di lancio per l’algida Camila, definitiva prova di maturità da cui, di qui a poco, conseguirà un agile ingresso in top 10 tra trionfi Slam e coriandoli dorati. In realtà, cercando quanto più possibile di rimanere agganciati ad un’oggettività strettamente necessaria, ciò che ieri ha inondato le bacheche di tutti noi non è altro che una grande vittoria ai danni di una giocatrice incapace, per propria stessa volontà, di rifiutare la sconfitta. Sul piano puramente tecnico, infatti, nulla è cambiato. La Giorgi, fiduciosa come di consueto del suo fantasioso (azzardo astuto) piano di gioco, nient’altro ha fatto che, novità, sparare roncolanti pallate da ogni angolo del campo, pregando una sovrannaturale identità che, almeno qualcuna, restasse nel rettangolo di gioco. Opposta alla Pliskova, da anni prima nelle classifiche per numero di ace e prime vincenti, rispondeva cocciuta con i piedi sulla linea di fondo, cercando un disperato anticipo che, spesso, atterrava poco oltre il confine con la Polonia. Mai una variazione, un taglio, una smorzata. Una concitata scarica di proiettili hanno fatto irruzione sulla metà della povera Karolina, costretta, come non mai, a continue ed asfissianti rincorse.
Il risultato dunque, va elogiato in quanto ottimo. Tutto però, rimane identico. Se domani, opposta alla modesta Wang, dovesse arrivare una sconfitta, non dovremo dunque meravigliarci.
Perchè anche questa, in fondo, è Camila Giorgi.