Andrey Rublev: “Un anno fa ero depresso e piangevo. La mia salvezza è aver cambiato team”

Parla Andrey Rublev, il più giovane quartofinalista agli Us Open degli ultimi 16 anni, dopo un certo Andy Roddick nel 2001: "Contro Nadal voglio godermela e dare il massimo. Lui è il mio mito ed è incredibile, ma cercherò di fare il mio gioco. È bello che molti altri NextGen abbiano radici nel mio Paese: sono di nazionalità diverse, ma geneticamente sono ragazzi russi".

È ormai il caso di dirlo: il vero protagonista NexGen di questi Us Open è Andrey Rublev, 19enne russo che ha battuto il belga David Goffin ed è diventato il più giovane tennista a raggiungere i quarti di finale 17 ann dopo Andy Roddick, nel lontano 2001. Domani Rublev affronterà Rafa Nadal, certamente da sfavorito, ma con le sue carte da giocare.

“Proverò a divertirmi, tutto qui”, ha detto Rublev in conferenza stampa. “Sarà una grande sfida capire quanto sono lontano dai top-player e quanto devo lavorare ancora per diventare come loro. Nadal ha gambe fantastiche, si muove benissimo e ha un’incredibile difesa. È un grande professionista, cerca sempre di fare tutto alla perfezione. È per questo che è n. 1 e uno dei più grandi della storia”, ha detto Rublev, che proprio qualche giorno fa aveva confessato che i suoi idoli da ragazzo erano Rafa e Safin. “Io ho buoni colpi, posso giocare con un ritmo velocissimo, penso sia questa la mia qualità”.

Quando un giornalista gli chiede il motivo della sua crescita repentina, lui risponde così: “Lo scorso anno ho cambiato completamente il mio team. Mi sono trasferito a Barcellona per allenarmi con un nuovo coach e fisioterapista e una squadra completamente nuova. Prima qualcosa non funzionava, ma dall’anno scorso ho iniziato a migliorare. Prima mi rendevo conto che peggioravo soltanto, non riuscivo ad alzare l’asticella, così dovevo cambiare qualcosa”. Rublev confessa che quel periodo è stato molto duro sotto diversi punti di vista: “Gli ultimi due anni non sono stati semplici. Soprattutto l’anno scorso ero molto depresso, piangevo spesso. Ora finalmente sono felice, sto meglio. Proprio ricordandomi di come stavo prima, ora so di dover lottare e semplicemente di dare il massimo”.

Sulla competizione con altri giovani come Zverev, Shapovalov e Coric, Rublev è convinto che sia positiva: “Credo che ci dia l’un l’altro lo stimolo per fare meglio! Si è creata una schiera di giovani molto promettenti e penso sia bello che quasi tutti abbiano radici russe. Anche se sono di diverse nazionalità, sono ragazzi russi, geneticamente hanno quelle radici”.

 

 

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