Se da una parte è vero che la policromia porta allegria e sensazioni positive, dall’altra può arrivare a scadere nel trash o ancor peggio nel cattivo gusto se si tralascia che i colori sono belli quando vengono utilizzati in giusta scala e non a casaccio. Già da qualche anno agli US Open, e non solo, si stanno vedendo degli outfit abbastanza singolari e particolari in quanto a modelli e accostamenti cromatici, ma proprio in questi giorni alcune chicche stanno lasciando gli spettatori abbastanza stupiti ed interdetti. Il primo caso riguarda la beniamina di casa Serena Williams, paladina della Nike che, dopo la tuta-pantera (criticatissima) del Roland Garros, nella Grande Mela ha sfoggiato un vestito monospalla con la gonna in tulle, accompagnato da una calzamaglia velata per proteggere le gambe. Non sappiamo esattamente come mai Serena, ultimamente, voglia coprire il più possibile le gambe o le braccia, dato che anche a Wimbledon (non potendo indossare i lunghi guanti come ad Indian Wells e Miami) ha optato per un abito con le maniche lunghe, sebbene trasparenti. Alcuni parlano di esigenze estetiche, dato che l’americana risulta ancora un pochino in sovrappeso, altri di necessità inerenti agli interventi che ha subito dopo il parto; fatto sta che Serenona ha sempre osato molto col vestiario anche in passato, ma la famigerata tuta parigina ha portato il direttore dei French Open, Guy Forget, a voler introdurre il dress code anche nello slam transalpino. Il regolamento sarà meno rigido rispetto a quello londinese, ma le tute alla Catwoman (per esempio) non saranno più consentite, così come la miscellanea di colori, e forse sarà addirittura richiesto alle donne l’uso esclusivo del gonnellino o del vestito, mentre i pantaloncini, tanto amati da Vika Azarenka, saranno probabilmente banditi. Anche Rafael Nadal, in sintonia con quanto visto a Melbourne e nei primi anni di carriera, sta utilizzando un completo blu con la maglia senza maniche. Sebbene non elegantissimo e con l’ascella in bella vista, il campione di Manacor può essere perdonato grazie ai suoi bicipiti, oggettivamente, da dieci e lode.
Fabio Fognini, passato dalla scorsa stagione ad Hydrogen dopo le tante trascorse con Adidas, due giorni fa ha sciorinato un completo con dei pantaloncini a dir poco stravaganti, a strisce biancorosse, che da una parte si ispirano al fumetto di Capitan America, dall’altra (come asserito dallo stesso tennista azzurro dopo il match vinto contro Mmoh) ad Apollo Creed, il mitico rivale di Rocky Balboa interpretato da Carl Weathers. Una mise abbastanza singolare quella indossata da Fabio, che sta facendo comunque impazzire il web e sta sponsorizzando, in maniera criptica, la nascente curiosità dei più giovani per la saga dello stallone di Filadelfia e il fumetto d’epoca statunitense. Qualcosa di positivo, meno male, ne è venuto fuori alla fine.
Anche la numero uno del ranking Simona Halep, sconfitta immediatamente al primo turno da Kaia Kanepi, passata a Nike nel Marzo di quest’anno, ha sfoggiato un vestito rosa pesco con un profondo spacco all’altezza del girovita, che mette in bella mostra dei pantaloncini supercolorati, che purtroppo, però, non le hanno portato fortuna. Lo stesso completo è stato indossato da Elina Svitolina e Sloane Stephens, sebbene il vestito per la campionessa in carica degli US Open sia in realtà arancione, colore ancora più sgargiante che sulla sua lucidissima pelle scura risalta come un faro catarifrangente. Da tutto ciò si è dissociata Victoria Azarenka che, da buona mamma, ha preferito restare fedele al gonnellino blu plissettato (già visto a Cincinnati), abbinato ad una canotta rosa pesco.
Adidas, che veste Muguruza, Wozniacki, Ostapenko, Kerber e altre campionesse, quest’anno ha puntato molto sul nero profondo. La danese Caroline Wozniacki però, che veste la linea targata Stella Mccartney, ha esordito con un completo blu scuro, alternato da delle linee azzurre e arancioni che non starebbero male se fossero meno larghe e strutturate in modo più geometrico. Il punto è che a lei sta talmente bene tutto, che in pochi si saranno accorti di quanto l’arancione faccia a botte con l’azzurro cielo della gonna.
All’interno di questo scenario così variegato, l’unico baluardo di sobrietà sembra essere rappresentato da Lacoste, che da quando ha ingaggiato Novak Djokovic come the new crocodile best man, ha incrementato click, vendite e popolarità. I colori predominanti sono il bianco e il blu e le fantasie molto delicate. La linea personalizzata del campione di Belgrado presenta, nella maglia, una sorta di ragnatela bianca su sfondo blu, ma senza eccessi di design o arzigogoli. Nella foto sottostante il colore brillante del blu è ancora ravvisabile, in quanto è stata scattata prima che il giocatore serbo venisse sorpreso da un colpo di calore e la maglietta diventasse, di conseguenza, uno straccetto intriso di sudore, alla faccia delle 150 € del prezzo di costo.
In ultimo Uniqlo, rinvigorita dal contratto milionario con Roger Federer, ha dipinto il campione svizzero di rosso, in sintonia probabilmente con la sua bandiera rossocrociata, nuance abbastanza inusuale per Roger che, in precedenza, lo aveva indossato quasi esclusivamente in concomitanza con la stagione sulla terra rossa, limitandosi solo alla maglia e non a tutto il completo. Ma il Federer odierno è certamente un uomo diverso e meno legato agli stereotipi, tanto che, negli ultimi tempi, ha cambiato spesso pure il colore della racchetta. Meglio così, la giovinezza si mantiene anche in questo modo.
Un tripudio di gradazioni, dunque, degne del miglior apprendista di Kandinski, ma che forse lascia indietro quel senso di eleganza e sobrietà che piace molto agli appassionati old-style, meno sicuramente alle generazioni più giovani. Difficile stabilire se sia giusto o meno definire un codice di abbigliamento anche per gli altri slam, cosi come decretare quando un indumento possa essere etichettato come elegante o pacchiano. Fatto sta che a fronte di un incremento delle vendite, perché il particolare attrae ed incuriosisce, ben poco si può sentenziare su cosa sia corretto o meno indossare, nel momento in cui le magliette, i pantaloncini e i completini vari vanno a ruba come non mai. Riprova ne è la frenesia con la quale, dopo ogni slam, si fa a gara per accaparrarsi l’outfit preferito a prezzo scontato. Si sa che di fronte ai numeri poche interpretazioni possono essere prese in considerazione, ma se un premio all’eleganza si vuole conferire, la vincitrice (in questo caso) risulta essere Julia Goerges (Asics): elegante, in abitino in tinta unita blu, impreziosito da una lieve riga rosa che si armonizza perfettamente col palcoscenico da cielo stellato dei campi newyokesi. Peccato che la bella tedesca sia caduta sotto i colpi della russa Ekaterina Makarova, i cuori infranti non saranno stati di certo pochi.
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La williams fa vomitare come sempre….gli altri anche se hanno completi estrosi sono almeno nei limiti
Serena è semplicemente stupenda. .unica davvero. .solo lei può permettersi di osare ..❤
Quello di Fognini a me non piace, preferisco i completi semplici, quelli che indossa Roger sono molto belli, per le donne stessa cosa, poi i gusti sono soggettivi, l’importante e’ giocare bene a tennis, non vedo dei problemi per l’outfits, secondo me Forget sbaglia.
In linea di massima concordo con te, però ultimamente ci sono degli accostamenti di colore davvero esagerati. Io opterei per la tinta unita negli slam, solo per quella. Il resto tutto ok.
Fognini mi è piaciuto ma Serena no!