La sconfitta di Fabio Fognini contro Andy Murray di ieri sul centrale di Wimbledon in quattro set lascia anche oggi tantissimi rimpianti. Sebbene il numero 29 atp abbia molti motivi per essere soddisfatto, chiaramente la mente viaggia a quei 5 set point avuti nel quarto set. Non tutti erano giocabili (sul 5-2 Murray ha piazzato due prime vincenti), però i due avuti sul proprio servizio sul 5-3, 40-15 lasciano ancora dispiacere sia a Fabio, sia a tutti che noi che lo tifavamo da casa.
POCHI RIMPIANTI – «Alla fine sui set point lui ha giocato bene. Me ne rimprovero uno, sul mio turno di servizio, quando ho messo in rete una volée che non dovevo sbagliare. In ogni caso Murray è il numero 1 al mondo, era il favorito, e si sapeva». Ineccepibile quello che ha detto Fabio, a cui va dato il merito di aver lavorato veramente sodo per arrivare ad un livello competitivo sull’erba. Lo stop ai tornei di tre settimane è stato molto utile e il risultato si è visto: Fognini è arrivato a Wimbledon centrato di testa e di fisico. Sentiva bene la palla, non ha avuto problemi nei primi due turni (in particolare contro Vesely il match poteva essere molto più complesso) e contro Murray, sul centrale e con il pubblico a sfavore, ha giocato un match a tratti spettacolare. Anzi, a dirla tutta, per gran part del quarto set è stato Fabio ad avere in mano, nel bene e nel male, le sorti dello scambio. Quello che però si è percepito durante quel maledetto game sul 5-3 (e servizio) nel quarto set è stato la pressione. Il ligure si è accorto del momento e ha accusato la tensione. Lo si evince proprio quando, sul 40-30 di quel game, si è visto annullare il set point per “punto disturbato”. Fognini infatti aveva chiamato il colpo out senza fermarsi e rimandando la palla dall’altra parte: nel replay però si vede come la palla fosse perfettamente sulla linea. La sensazione è che l’azzurro avesse voluto liberarsi il prima possibile da quella situazione ansiogena e vincere il set talmente tando da chiamare fuori la palla quando non lo era, quasi prima che rimbalzasse. E lui stesso è stato immediatamente consapevole del suo errore. Quel disturbo sul punto, più che un errore di valutazione, era una sorte di richiesta di aiuto al Dio del Tennis.
Si vede bene nel quarto set point come Fabio si renda immediatamente conto dell’errore commesso e ne capisce anche la causa.
MERITI – Va comunque ribadito che dalla partita di ieri, nonostante l’amarezza, Fabio esce a testa alta, consapevole di aver fatto vedere un tennis di altissimo livello contro il numero 1 al mondo e in fiducia a livello mentale. Un altro Fognini su quel punto disturbato avrebbe litigato con il giudice di sedia e smesso di giocare. Certo, la forza di testa è anche quella che non ti fa sentire la tensione in situazioni come quella di ieri, ed è una componente fondamentale del top 10. Ma l’azzurro ne è cosciente e ci lavorerà, fermo restando che l’abitudine a giocare match di un certo tipo forgia in questa direzione. In conferenza stampa non è mancata però una battuta sulle condizioni dell’erba dei Championships: «non è in grande condizione. Nel campo sono presente diverse zolle di terra, è una cosa abbastanza insolita e negli anni passati non era così. Sicuramente ha fatto molto caldo in questi giorni, però quando ho giocato il primo turno le condizioni erano ottimali». Non una ricerca di scuse ma un’annotazione effettiva confermata anche da Murray. Non sapremo mai come sarebbe andato quel quinto set, ma intanto abbiamo la consapevolezza che il nostro miglior giocatore è ancora in evoluzione e più versatile. Ora ci sarà la seconda parte della stagione sul rosso e poi il cemento americano. Le uniche cambiali di punteggio importanti sono a Umago a breve e a Mosca a ottobre, insomma c’è tutta la possibilità di poter ritornare dalle parti del best ranking. La osa fondamentale per Fabio sarà rimanere centrato come era ieri e tenere lontana la pressione che, infida, arriva quando devi giocare il punto decisivo contro il grande campione.