Ormai possiamo dirlo: Novak Djokovic è finalmente tornato nell’Olimpo del tennis. Da n. 21 del mondo il serbo, partito un po’ in sordina e senza il suo tennis migliore ha vinto partita dopo partita con autorevolezza e ‘mestiere’, ma è tra ieri e oggi che ha compiuto il suo capolavoro, battendo il rivale di sempre Rafael Nadal 10 a 8 al quinto set dopo 5 ore e 21 minuti.
Grazie a questo successo, il serbo torna in finale dopo quasi due anni (l’ultima, agli Us Open 2016, persa da Stan Wawrinka) e domani avrà la chance di vincere il suo 13esimo Slam e quarto Wimbledon (dopo le vittorie nel 2011, 2014 e 2015) contro il sudafricano Kevin Anderson, trionfatore ieri su John Isner nella seconda partita più lunga nella storia del torneo londinese (finito 26-24 al quinto).
Rafael Nadal tra ieri e oggi ha dato tutto: dopo l’estenuante quarto di finale contro l’argentino Juan Martin Del Potro, il maiorchino non ha comunque subito il contraccolpo ed è riuscito a fare partita pari contro il rivale serbo, che per pochissimi punti ieri era riuscito a salire avanti 2 set a 1 appena prima dell’interruzione del match allo scoccare della mezzanotte. Forse è stato proprio quel vantaggio a garantire a Novak quella sicurezza che, oggi, gli ha permesso di non piegarsi davanti a un Nadal più carico, propositivo e fantasioso.
Nel quarto set odierno Nadal si trova di nuovo in difficoltà al servizio, dove è obbligato a salvare due palle break ai vantaggi: sul servizio di Djokovic però lo spagnolo spinge senza paura e strappa il servizio addirittura a 15. Il serbo riesce a fare contro-break nel quinto game, sempre a 15, ma è sempre Nadal, più ispirato, a comandare il gioco: avanti 4 a 3 strappa di nuovo la battuta e poi, sul 5 a 3, dopo essere stato sotto 0-40, riesce a ribaltare l’occasione e chiudere al primo set point.
Tutto viene dunque deciso al quinto set, dove entrambi alzano il livello di gioco. La partita procede liscia fino al 4-3 per Djokovic, dove lo spagnolo riesce a salvare un pericoloso break-point ma poi, nel game, successivo, è lui a non sfruttarne due consecutivi, sul 15-40, che gli avrebbero permesso di servire per il match. I game procedono senza scossoni ma con una qualità e un ritmo di tennis altissimi, in un estenuante braccio di ferro: sul 7 pari Nadal torna avanti 15-40, ma Djokovic, stanco ma implacabile, è perfetto con il servizio e non regala chance. Nel game successivo è Rafa a dover annullare una palla break che equivale a un match-point, grazie a una coraggiosissima palla corta. Nel game successivo Novak però tiene il servizio facilmente e, sul 9 a 8, si garantisce ben tre match-point sullo 0-40, grazie a un errore di Nadal e una sfortunata scivolata sull’erba durante uno scambio. Il serbo, che nel corso della partita aveva sfruttato solo 4 delle 19 palle break che si era procurato, chiude l’incontro alla prima occasione (seconda nella partita) regalandosi una finale che sulla carta era tutt’altro che prevedibile.
Domani Djokovic avrà un’occasione d’oro per vincere Wimbledon contro l’outsider sudafricano Kevin Anderson (già finalista agli scorsi Us Open), con cui è avanti 5 a 1 nei precedenti. Non bisogna però sottovalutare il 32enne di Johannesburg, esecutore di Roger Federer ai quarti di finale (dopo essere stato sotto 2 set a 0 e aver salvato un match-point), che potrebbe recuperare energie dopo la semifinale contro Isner e approfittare a sua volta della stanchezza di Nole, che ha meno di 24 ore per recuperare.
Wimbledon – Semifinali maschili:
K. Anderson b. J. Isner 7-6, 6-7, 6-7, 6-4, 26-24
N. Djokovic b. R. Nadal 6-4 3-6 7-6 3-6 10-8.